Buongiorno!
Devo ammettere che nella Corrente di oggi un po' mi ci ritrovo. L'Hoteling inteso come modo dinamico e talvolta nomade di lavorare. Non solo da un punto di vista fisico, ma anche, se non soprattutto, da un punto di vista professionale. Essere sempre alla ricerca di nuove sfide da raggiungere, di nuove competenze da acquisire, di nuovi mercati da esplorare, e di nuovi problemi da risolvere, vivendo ogni lavoro con l'entusiasmo della prima volta, ma anche con la tranquillità dell'ultima.
A proposito di lavoro nomade, mi sa che ci rivediamo il 7 Giugno, settimana prossima sono via per alcuni eventi e potrei non riuscire ad inviare questa newsletter.
Buona lettura!
Jacopo
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Corrente #105: Hoteling.
Secondo un vecchio proverbio, di cui ignoro l’origine, bisogna baciare tante rane per trovare il principe azzurro. Ed effettivamente è vero. È un concetto che si può applicare a molti contesti, dalla creatività dove servono tante idee per avere una buona idea, all’imprenditoria, dove serve lanciare diversi progetti per trovarne uno che funzioni.
Per quel che mi riguarda, tra i progetti imprenditoriali che ho «baciato» senza però che si trasformassero in «principi azzurri», ce n’è stato uno che univa, a mio avviso, due bisogni di mercato complementari e, per certi aspetti, tipici dell’epoca corrente. Da una parte sempre più lavoratori nomadi hanno bisogno di luoghi dove lavorare. Dall’altra molti locali (bar, ristoranti, caffetterie…) fanno il grosso del loro fatturato durante la colazione e il pranzo, mentre per il resto della giornata rimangono semi deserti. Ovvero hanno un costo fisso (l’affitto e il personale) che ammortizzano solo in parte.
Partendo da questa riflessione, lanciai nel 2017 «Placework», un’app per lavorare ovunque grazie a una rete di locali distribuiti in tutta la città di Milano. Il progetto durò solo un paio di anni (trovi qualche info qui), ma il concetto alla base lo trovo ancora molto attuale.
Oggi infatti stiamo sperimentando diverse forme di lavoro che vanno nella direzione di rendere le professioni più fluide, dinamiche ed ibride, con la volontà di sperimentare sempre nuovi lavori e vivere nuove esperienze lontane dalla dinamica classica di carriera dove si era soliti entrare in un’azienda a vent’anni come stagisti (pagati) per poi uscirne a sessanta come manager (con tanto di pensione).
All'interno di questo scenario nascono quindi nuove modalità di interazione casa-ufficio come l’«hoteling», ovvero la prenotazione anticipata di uno spazio di lavoro o di una scrivania con modalità simili a quelle impiegate per la prenotazione di una camera d'albergo.
Un concetto, simile a quello di «Hot Desking», che intercetta fenomeni più ampi come quello di «Imprendicariato», neologismo utilizzato per definire la condizione di precarietà che caratterizza il lavoro di oggi, oppure di «Permacrisis», ovvero il lungo periodo di instabilità e insicurezza in cui stiamo vivendo da decenni.
Vivremo carriere sempre più mutevoli che ci porteranno ad essere dei «lavoratori-turisti» che viaggiano da un lavoro all'altro e da un ufficio all'altro sempre alla ricerca di nuove avventure professionali.
Sono tutti segnali di una società sempre più precaria e di passaggio dove si inserisce bene il concetto di turista che il filosofo polacco Zygmunt Bauman descrive all’interno del suo saggio sul disagio della postmodernità. Il turista di Bauman è infatti una persona che vive sempre al di fuori di tutto, che evita «come il fuoco tutto ciò che esiste per sempre» e nella cui vita «la mobilità è il valore supremo». Come un moderno filosofo di Platone, condannato a vivere senza una casa propria (αοἶκος, cioè senza-dimora) o come lo Zarathustra di Nietzsche che è dovunque e, contemporaneamente, in nessun luogo, per il turista tutto è ridotto a frammento, mobilità, episodio, incontro superficiale tra cose o persone. Quello che importa per il turista non è la meta, ma il viaggio in sé.
Riprendendo dunque, tanto Bauman quanto l'assonanza viaggio-lavoro contenuta nel termine «hoteling», potremmo vedere questo fenomeno come la concretizzazione di carriere sempre più mutevoli che ci porteranno ad essere dei «lavoratori-turisti» che viaggiano da un lavoro all'altro e da un ufficio all'altro sempre alla ricerca di nuove avventure professionali.
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Cose interessanti che ho trovato o scritto online e offline.
/ Su Intelligenza Artificiale Generativa:
La funzione --SREF Random di Midjourney è fantastica. Crea stili unici che, grazie al codice di riferimento, possono poi essere riutilizzati e condivisi. Qui una selezione di 21 stili che ho trovato su Twitter/X. [Linkedin]
La D’Youville University in Buffalo ha invitato un robot, Sophia, a fare agli studenti un discorso motivazionale. [Link]
Una strategia per scovare le Fake News. [Link]
La fondatrice dell'app di incontri Bumble, Whitney Wolfe Herd, ritiene che il futuro degli incontri consisterà nel far parlare la propria IA personale con centinaia di altre IA per trovare il match perfetto. [Link]
La crescita della popolazione robot. [Link]
Una IA per interpretare il pianto dei neonati. [Link]
L'AI Chat di DuckDuckGo. [Link]
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/ Su altre cose interessanti:
In Italia lavoriamo tanto, molto più della media europea, eppure lavoriamo male, siamo tra i paesi con il tasso di produttività oraria più basso. [Linkedin]
Sondaggio veloce: Ogni settimana quante sono le riunioni (da remoto o in presenza) che fai ma che potrebbero essere evitate o sostituite da una semplice mail? [Linkedin]
Questa settimana ho letto «All'arme! All'arme! I priori fanno carne!» di Alessandro Barbero pubblicato da Editori Laterza. Un libro che riprende e amplia la serie di conferenze che Barbero aveva tenuto al Festival della Mente del 2019 sulle tre grandi rivolte del Trecento: le Jacquerie del 1358, il tumulto dei Ciompi del 1378, la rivolta dei contadini inglese del 1381, aggiungendo quella dei Tuchini del 1386. Sebbene il libro sia - come tutte le pubblicazioni e i podcast di Barbero - coinvolgente e pieno di aneddoti, manca a mio avviso di editing. Lo stile di scrittura è molto essenziale, facendo talvolta sembrare il libro più una raccolta di appunti che un saggio storiografico. Interessante la conclusione dove, sempre riprendendo una conferenza del 2019, Barbero fa un parallelismo tra le rivolte del Trecento e quelle degli anni Sessanta e Settanta del Novecento, entrambe nate in periodi di forte crescita economica: Del resto, come scrive Barbero: «Non è quando non si arriva alla fine del mese, ma quando si comincia a stare meglio e non si ha più fame che si alimentano maggiori speranze per il futuro». [Link]
Un tour virtuale tra le stelle. [Link]
Su Product Hunt, Sam Altman ha lanciato MAVEN, un social media senza Like e Follower. [Link]
Sempre sul tema nuovi social, Bubbl è un mini social network, anche lui senza Like e Follower, solo per cerchie di amici. [Link]
Le 100 migliori serie televisive di sempre secondo Esquire. [Link]
Il «2024 Gen Z and Millennial Survey» di Deloitte. Incertezza, precarietà ma anche un podi ottimismo. [Link]
La crescita dei prezzi nei Fast Food. [Link]
I migliori libri dal 2000 ad oggi secondo il NYTimes. [Link]
Muro Filosofico
«La legalità uccide»
- sui muri di Milano
Michel Foucault, con la sua analisi delle relazioni tra potere, sapere e controllo sociale, potrebbe interpretare 'La legalità uccide' come una critica alle strutture di potere che si celano dietro le leggi e le normative. Per Foucault, il sistema legale può essere uno strumento di controllo e oppressione, dove la legalità diventa un mezzo per esercitare potere su individui e gruppi, talvolta soffocando la libertà e l'autonomia individuale.
Giorgio Agamben invece, nel suo concetto di 'stato di eccezione', potrebbe vedere 'La legalità uccide' come una critica alla maniera in cui lo stato può manipolare la legge per giustificare la soppressione dei diritti umani. Per Agamben, la legalità può essere distorta per creare uno spazio in cui le azioni che normalmente sarebbero illegali diventano permesse o anche obbligatorie, minacciando così la vita e la libertà degli individui.