🌀 Corrente #101: Modalità di navigazione infinita
Un futuro senza passato vale più di un passato senza futuro.
Buongiorno!
Ti scrivo dal treno di ritorno da Rimini dove ho partecipato all'AI Week. Sempre sul tema Intelligenza Artificiale Generativa nell'ultima settimana ho parlato anche all'AI Forum a Milano e al festival After - Futuri Digitali a Cesena dove mi sono imbattuto nel Muro Filosofico che trovi in fondo a questa mail: «Non rovinare il presente per un passato che non ha futuro».
Una frase, di shakespeariana memoria, che mi ha portato a fare una riflessione che potrei riassumere così: un futuro senza passato vale più di un passato senza futuro.
È qualcosa in cui ho sempre creduto. Eppure talvolta il futuro senza passato ci spaventa e ci intrappola, costringendoci a rimanere ancorati a quello che abbiamo sempre fatto. Anche quando sappiamo che non ha futuro. Anche quando sappiamo che è un errore. Lo scegliamo solo perché ci fa sentire più sicuri. Non ci lasciamo guidare da quello che vogliamo fare, ma da quello che sappiamo fare.
Il futuro senza passato è più rischioso. Ovvio. Fare qualcosa per la prima volta. Imparare nuove competenze. Cambiare lavoro. Rischiare di sbagliare o di fare figuracce. È normale che spaventi. Ma la bella notizia è che oggi viviamo sempre di più in una società che, rubando le parole a Reid Hoffman, potremmo definire «permanent beta», ovvero una società della sperimentazione continua, dove il futuro non dà troppo peso al passato, soprattutto quando questo rischia di rovinare il nostro presente.
Buona lettura!
Jacopo
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Corrente #101: Modalità di navigazione infinita.
Secondo la mitologia greca, il Re di Lidia Tantalo, che grazie alle sue origini era ben voluto dagli dei, si rese responsabile di diverse offese nei loro confronti e per questo venne punito con una punizione che poi divenne, nella lingua inglese, addirittura un aggettivo: «tantalizing», ovvero stuzzicante. Gli dei punirono Tantalo gettandolo nel Tartaro e condannandolo ad avere per sempre una fame e una sete impossibili da placare. Messo vicino a un ruscello e sotto un albero da frutti infatti, ogni volta che Tantalo provava a bere, l’acqua del ruscello si prosciugava e ogni volta che provava a prendere un frutto i rami si allontanavano.
Come molti altri miti greci anche quello di Tantalo gode di una certa immortalità e nei secoli è stato spesso usato dai filosofi, da Arthur Schopenhauer a Zygmunt Bauman, per rappresentare quel senso di irraggiungibile felicità che non ci permette di essere mai soddisfatti per quello che abbiamo o di quello che siamo. Sebbene oggi viviamo in un'epoca di abbondanza senza precedenti infatti, anche noi, come dei Tantalo contemporanei, ci sentiamo sempre privati di qualcosa, come se tutto quello che abbiamo non fosse mai abbastanza.
Sebbene oggi viviamo in un'epoca di abbondanza senza precedenti, anche noi, come dei Tantalo contemporanei, ci sentiamo sempre privati di qualcosa, come se tutto quello che abbiamo non fosse mai abbastanza.
Su questo apparente paradosso si è espresso anche l'autore Pete Davis che nel suo libro «Dedicated: The Case for Commitment in an Age of Infinite Browsing», illustra i pericoli di quella che chiama «modalità di navigazione infinita», intesa come una modalità di vita per cui siamo alla costante ricerca di qualcosa di nuovo evitando di prendere qualsiasi decisione che potrebbe escluderci da una scelta che pensiamo possa essere ancora migliore.
Per Davis infatti, oggi «scorriamo infiniti profili di incontri senza impegnarci con un singolo partner, saltiamo da un posto all'altro alla ricerca della prossima grande cosa, e ci rifiutiamo di prendere qualsiasi decisione che potrebbe escluderci da una scelta ancora migliore che immaginiamo sia proprio dietro l'angolo. Questa cultura dell'inquietudine e dell'indecisione sta causando tensione nella [nostra] vita [perché] vogliamo tenere aperte le nostre opzioni, eppure desideriamo ardentemente lo scopo, la comunità e la profondità che possono venire solo dal prendere impegni profondi.»
Questa situazione ci porta a quello che Barry Schwartz chiamava «il paradosso della scelta» e ai due lati oscuri di avere troppa libertà: 1) Troppa libertà produce paralisi. Quando abbiamo troppe scelte, alla fine non riusciamo a scegliere. 2) Troppa libertà ci rende costantemente insoddisfatti e delusi. Continuiamo a chiederci se abbiamo fatto la scelta giusta e ci concentriamo sui lati negativi della scelta che abbiamo fatto. Abbiamo troppe aspettative e questo ci rende delusi, in primis di noi stessi, pensiamo che sia colpa nostra, pensiamo che non siamo stati in grado di fare la scelta giusta.
Scorriamo infiniti profili di incontri senza impegnarci con un singolo partner, saltiamo da un posto all'altro alla ricerca della prossima grande cosa, e ci rifiutiamo di prendere qualsiasi decisione che potrebbe escluderci da una scelta ancora migliore che immaginiamo sia proprio dietro l'angolo.
Oggi dunque avere troppe scelte non è necessariamente una libertà, qualcosa di positivo, ma potrebbe rivelarsi una condanna, qualcosa di negativo. Talmente negativo che a volte meno scelte abbiamo e meglio stiamo. Un paradosso che sempre Barry Schwartz ha dimostrato con un esperimento che ho trovato nel saggio «The Art of Thinking Clearly: Better Thinking, Better Decisions» di Rolf Dobelli.
All’interno di un supermercato, Schwartz ha allestito uno stand dove i clienti potevano assaggiare ventiquattro varietà di gelatina. Potevano provare tutte quelle che volevano e poi comprarle con uno sconto. Il giorno dopo, ha ripetuto l’esperimento con solo sei gusti, e il risultato è stato sorprendente: sono state vendute dieci volte più gelatine il secondo giorno. Per il semplice motivo che con una gamma così ampia, i clienti non riuscivano a prendere una decisione, quindi non compravano nulla.
Un’intuizione che ricorda la parabola della Apple quando, a metà degli anni ’90, per far fronte alla crisi, il management introdusse alcuni nuovi brand vendendo di fatto macchine tra loro molto simili ma con prezzi differenti a seconda dei mercati. Tuttavia, nessuno di questi prodotti aiutò l’azienda californiana a risollevarsi e le sue azioni continuavano a scendere. Così, dopo una serie di fallimenti, l’allora Amministratore Delegato Amelio chiese a Steve Jobs di ritornare in Apple. Una volta a capo della sua azienda, Jobs tagliò il numero di prodotti del 70%, focalizzandosi unicamente su quelli che si sentiva di consigliare ai suoi amici: il Power Mac G3 e il PowerBook G3. Un anno dopo, l’azienda passò da perdite pari a più di un miliardo di dollari a un profitto di centinaia di milioni di dollari.
Vale dunque quello che il filosofo danese Søren Kierkegaard aveva già capito duecento anni fa: dover compiere una scelta di fronte a possibilità infinite non solo comporta l’annientamento di tutte le altre opzioni, ma può anche avere come conseguenza una «non-realizzazione» (ossia un fallimento) che può generare in noi una fortissima angoscia, che ci paralizza e ci impedisce di scegliere, facendoci costantemente rimanere a un «punto zero.»
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Cose interessanti che ho trovato o scritto online e offline.
/ Su Intelligenza Artificiale Generativa:
Da settimana scorsa anche su DALL-E è possibile editare le immagini generate, una funzione già presente da tempo in Midjourney (con "Vary Region") o FireFly ma che nel generatore di immagini di OpenAI ancora mancava. [Linkedin]
A chi interessa della regolamentazione dell'Intelligenza Artificiale? Forse non a molti... [Linkedin]
Il nostro passato diventerà il nostro futuro? Forse è il momento di pensarci seriamente. [Linkedin]
Questa "canzone" dura due minuti e l'ho generata in trenta secondi con l’ultima versione di STABLEAUDIO unicamente con questo prompt: «Italodisco, pop song, 1990, happiness» [Linkedin]
Alcune fotografie dall'AI FORUM. [Linkedin]
Qui invece una foto dall'AIWEEK. [Linkedin]
Le linee guida della BBC per l'utilizzo dell'Intelligenza Artificiale Generativa. [Link]
Qualche consiglio su come crescere i figli ai tempi dell'IA. [Link]
E anche il Financial Times sta testando il suo chatbot. [Link]
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/ Su altre cose interessanti:
Un video che in pochi secondi sintetizza uno dei grandi problemi della nostra epoca: il punto non è quello che ci succede, ma il fatto che non siamo più in grado di reagire a quello che ci succede senza farne un dramma spesso fine a se stesso. [Link]
Se sei a Milano ti consiglio l'installazione di JR alla Stazione Centrale. [Link]
Puzzle per allenare la mente. [Link]
Oppure questo, cambia le lettere per trovare parole. [Link]
Un po' di dati sul mercato della musica dalle statistiche annuali di Spotify. [Link]
I prodotti Lego che hanno quasi fatto fallire l'azienda. [Link]
Muro Filosofico
«Non rovinare il presente per un passato che non ha futuro»
- sui muri di Cesena
Kierkegaard, esplorando l'angoscia legata alla libertà e alla possibilità, avrebbe potuto vedere in questa frase un richiamo alla necessità di vivere pienamente il presente. Per lui, l'angoscia nasce dalla coscienza di poter scegliere e di dover costantemente confrontarsi con la possibilità e l'infinito. Rimuginare sul passato, per Kierkegaard, sarebbe una forma di fuga dalla propria libertà, un rifiuto del compito esistenziale di diventare se stessi nel presente, continuamente plasmati dalle scelte e dalle possibilità.
Zhuangzi, uno dei più importanti filosofi taoisti, avrebbe potuto invece offrire una prospettiva che sottolinea l'armonia con il flusso naturale dell'esistenza, invitandoci a non rimanere ancorati a ciò che è passato e non più modificabile. Per Zhuangzi, la vita è costantemente in mutamento, e attaccarsi a un passato immutabile è come cercare di arrestare il corso di un fiume con le mani. Invece, dovremmo imparare a 'galleggiare' con le correnti della vita, accettando il cambiamento e le trasformazioni come parti integranti dell'esistenza. Questo non significa ignorare il passato o dimenticarlo, ma piuttosto vederlo come un passo nel percorso più ampio della nostra vita, che ci guida a vivere il presente con maggiore consapevolezza, apertura e capacità di adattamento.