Buongiorno!
La newsletter di oggi unisce due mie grandi passioni, l'Intelligenza Artificiale Generativa e la Storia. Due temi che sono cronologicamente agli opposti. Da una parte l'Intelligenza Artificiale Generativa, il futuro, quello che verrà. Dall'altra la Storia, il passato, quello che è stato, che è tuttavia necessario per capire il futuro, perché come scrive Timothy Snyder nel suo libro On Tyranny: «History does not repeat, but it does instruct».
Storia e IA a parte, domani parto e mi prendo una sorta di Spring break nostrano. Ci rivediamo con questa newsletter il 10 Maggio.
Buona lettura!
Jacopo
Corrente #102: Habsburg AI.
Di tutti i re e imperatori d’Asburgo forse il più sventurato e malandato fu Carlo II di Spagna. Succeduto a soli quattro anni al padre Filippo IV di Spagna nel 1665, a seguito di una politica matrimoniale sempre più endogamica, Carlo si trova ad avere un padre che è contemporaneamente anche suo zio, in quanto la madre, Marianna d’Austria è anche nipote di Filippo IV. Di conseguenza la nonna del padre, Anna d’Austria, è anche zia di Carlo e sua madre è anche sua cugina mentre sua nonna Maria Anna di Spagna è sia zia paterna che nonna materna di Carlo. In questo modo Carlo ha quattro bisnonni al posto di otto e sei trisnonni al posto di sedici, oltre a godere, fin dai primi anni di vita di una salute particolarmente precaria, tanto che a causa delle sue continue malattie passerà alla storia come «el Hechizado» (lo Stregato) e vivrà, tra mille sofferenze, solo fino al 1700 quando la sua morte senza eredi segnerà l'inizio della Guerra di successione spagnola tra Borboni e Asburgo.
Questa breve parentesi storiografia introduce un fenomeno che con la monarchia non c’entra nulla ma che potrebbe ugualmente influenzare il nostro futuro, la «IA Asburgica», un termine, coniato da Jathan Sadowski, per indicare quei modelli linguistici allenati con così tanto materiale generato da altre Intelligenze Artificiali Generative da diventare un mutante consanguineo con caratteristiche esagerate e grottesche.
Esattamente come per gli Asburgo l’imperativo di sposarsi tra cugini ha generato un caos di patologie genetiche, tra cui il celebre «mento asburgico», allo stesso modo allenare un’Intelligenza Artificiale Generativa con gli stessi dati creati da un’altra Intelligenza Artificiale Generativa rischia di minare all’origine il suo funzionamento.
I dati sono il DNA dei modelli linguistici. E l’accuratezza dell’allenamento è una variabile chiave per lo sviluppo di questa tecnologia perché algoritmi sofisticati senza dati di qualità sono inutili, se non dannosi. Dall’altra parte, dati di qualità senza algoritmi adeguatamente sofisticati rischiano di essere difficili da utilizzare.
Se Platone considerava l’arte una «imitazione di imitazione», in quanto imitava la realtà che a sua volta imitava il mondo delle Idee, un’Intelligenza Artificiale allenata su dati creati da un’altra Intelligenza Artificiale diventa una sorta di «imitazione di imitazione di imitazione», un’imitazione di qualcosa di artificiale che a sua volta imita la realtà che a sua volta imita le Idee. Insomma un miscuglio esplosivo degno dei geni di Carlo II.
I dati infatti sono il DNA dei modelli linguistici. E l’accuratezza dell’allenamento è una variabile chiave per lo sviluppo di questa tecnologia perché algoritmi sofisticati senza dati di qualità sono inutili, se non dannosi. Dall’altra parte, dati di qualità senza algoritmi adeguatamente sofisticati rischiano di essere difficili da utilizzare.
L’Intelligenza Artificiale Generativa è uno specchio della società che come esseri umani abbiamo creato negli ultimi secoli e, in quanto tale, il lavoro che stiamo facendo per renderla una tecnologia più inclusiva e meno discriminatoria è un’ottima occasione per lavorare anche su di noi, sui nostri bias e sulle nostre logiche.
Oggi penso che ci sia un problema soprattutto con i dati. E questo è un grosso problema. Perché il dato è il futuro dell’algoritmo. Pensiamo a GPT, dove la lettera «P» sta appunto per Pre-trained, una macchina in grado di generare testo, e quindi linguaggio, partendo da una base dati con cui sono state pre-allenate.
Il tema delicato è dunque come queste macchine sono state allenate e da dove provengono i dati, perché la loro origine determinerà la qualità dell’output. In quest’ottica penso che l’Intelligenza Artificiale Generativa sia uno specchio della società che come esseri umani abbiamo creato negli ultimi secoli e, in quanto tale, il lavoro che stiamo facendo per renderla una tecnologia più inclusiva e meno discriminatoria sia un’ottima occasione per lavorare anche su di noi, sui nostri bias e sulle nostre logiche.
Cose interessanti che ho trovato o scritto online e offline.
/ Su Intelligenza Artificiale Generativa:
La prima, di due, puntate del podcast «Una Cosa Al Volo» di TEAM LEWIS, dove ho avuto il piacere di parlare con Tommaso Orsenigo e Alessia Carlozzo di Intelligenza Artificiale Generativa. [Link]
Qui la seconda puntata. [Link]
Il problema non è se l’Intelligenza Artificiale Generativa diventerà sempre più creativa, ma se noi esseri umani lo saremo sempre meno. [Linkedin]
Gli utenti preferiscono i contenuti creati dall'IA e i Creator preferiscono creare contenuti con l'IA. Quale può essere il futuro per chi crea contenuti? [Linkedin]
Ti sfido a riconoscere se questa canzone sia stata fatta da un umano o da un algoritmo. Spoiler: da un algoritmo. [Linkedin]
Un chatbot per dialogare con sopravvissuti alla Seconda Guerra Mondiale. [Link]
Quali sono le professioni più a rischio di automatizzazione? [Link]
Il declino di Humane AI Pin. [Link]
Un generatore di parole che non esistono. [Link]
In Texas stanno testando algoritmi per la correzione di esami e test. [Link]
Come identificare un AI-mpostore. [Link]
Se ti interessa il tema Intelligenza Artificiale Generativa, qui trovi il mio corso “Prompt Design” (ti puoi iscrivere con il 30% di sconto utilizzando il codice N30). Mentre qui puoi iscriverti alla newsletter gratuita dove ogni lunedì condividiamo le principali notizie dal mondo AI.
/ Su altre cose interessanti:
Questa settimana a Milano c'è il Salone del Mobile e, soprattutto, il Fuorisalone, se ti capita di passare da queste parti nel week end, qui trovi una lista di luoghi ed eventi che mi sono appuntato. [Link]
Un video-infografica sulla condizione degli adolescenti. [Link]
Una mappa per capire quando conviene lavorare gratis. [Link]
Indovina il prezzo di una casa. [Link]
Quello che leggono gli uomini vs quello che leggono le donne. [Link]
Muro Filosofico
«Basta fare schifo (scusa mamma)»
- sui muri di Venezia
Penso che Simone de Beauvoir potrebbe interpretare questa frase come una ribellione contro i ruoli socialmente costruiti e le aspettative di genere. Per de Beauvoir infatti, la libertà individuale e l'emancipazione sono fondamentali e questa frase potrebbe quindi essere vista come un rifiuto delle norme oppressive e come un'esortazione a definire il proprio percorso, al di là delle aspettative e delle imposizioni sociali.
Se invece non consideriamo la seconda parte «(scusa mamma)» che potrebbe essere stata aggiunta solo in seguito, allora ecco che torna alla memoria Albert Camus che, esplorando l'assurdo della condizione umana, potrebbe vedere in questa frase l'espressione della disillusione e del rifiuto di accettare l'indifferenza o la mediocrità della vita. 'Basta fare schifo' riflette la lotta contro l'assurdità, un rifiuto di cedere alla disperazione o all'inazione. Camus sostiene infatti che, nonostante l'assurdità della vita, dobbiamo trovare un modo per darle significato, e questo può iniziare con il rifiuto di accettare uno stato di cose insoddisfacente.