Buongiorno!
Eccomi da te dopo una settimana di pausa in cui ho girato un po’ per parlare, come sempre, di Intelligenza Artificiale Generativa.
Oggi invece parliamo di un po' di cose interessanti. Dal fenomeno dello Slacktivism, alla campagna becera della Lega fatta con l'Intelligenza Artificiale Generativa, passando sul perché l'IA non potrà rubarci il lavoro se lavoriamo come Rick Rubin e due libri che ho letto in queste settimane.
Buona lettura!
Jacopo
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Corrente #106: Slacktivism.
Ci ho messo un po' a farmi un'idea sul fenomeno virale dell'immagine, generata con IA, «All Eyes on Rafah» e ancora oggi ho molte domande aperte.
Partiamo dal presupposto che sono favorevole a qualsiasi iniziativa sensata che attiri l'attenzione sul dramma della guerra in Palestina nella speranza di sensibilizzare l'opinione pubblica e mettere fine alla crisi umanitaria in corso.
Detto questo non posso fare a meno di domandarmi come un'immagine finta possa aver avuto una viralità e un'attenzione di molto maggiore rispetto alle migliaia di immagini vere che vediamo ogni giorno online.
Possibile che il simbolo di questo dramma, reale e tangibile, sia un'immagine finta generata da un algoritmo?
Perché quasi 50 milioni di persone hanno condiviso un'immagine come «All Eyes on Rafah» e non una fotografia reale che ritrae uno dei tanti momenti drammatici che si stanno consumando tra Palestina e Israele?
Forse perché la realtà è troppo "reale" per i Social Media?
Oppure perché tutti hanno iniziato a condividere l'immagine e quindi tutti l'hanno condivisa, seguendo le naturali logiche della viralità?
O perché in realtà la notizia è la notizia stessa, ovvero che un'immagine generata con l'IA sia diventata più virale delle immagini reali?
O perché un'immagine generata da un algoritmo è stata considerata da un altro algoritmo (quello di META che seleziona i contenuti su Instagram) più efficace o meno censurabile di una fotografia reale?
O forse perché ormai non conta più se quello che vediamo sia reale, e quindi se, come in questo caso, l'accampamento sia una riproduzione, ma conta solo il messaggio?
O perché questa immagine rappresenta una nuova e inedita forma di attivismo sintetico, una sorta di Ai-ttivismo, più comodo da condividere e produrre e meno scomodo da vedere e vivere?
Un modo rapido e indolore, e senza troppo coinvolgimento e approfondimento, per poter dire di aver fatto la nostra parte, anche se spesso la nostra parte non avrà alcun impatto sulla causa che vorremmo sostenere.
O anche, e forse queste è la risposta più plausibile, perché «All Eyes on Rafah» è una forma di manifestazione blanda, tipica della nostra epoca, per cui senza approfondire molto decidiamo di esporci senza tuttavia esporci troppo scegliendo l'immagine che scelgono tutti?
Una forma di protesta talmente diffusa che è stata inventata una parola per descriverla: lo Slacktivism, detto anche clicktivism («attivismo del click»), ovvero la pratica di sostenere una causa politica o sociale attraverso mezzi come i social media o le petizioni online, caratterizzati da un impegno o uno sforzo minimo.
Un modo rapido e indolore, e senza troppo coinvolgimento e approfondimento, per poter dire di aver fatto la nostra parte, anche se spesso la nostra parte non avrà alcun impatto sulla causa che vorremmo sostenere.
Gli esempi di questa forma di attivismo sono tanti:
Firmare petizione online e condividere appelli da parte di attivisti e organizzazioni non governative;
Fare copia e incolla di messaggi di contestazione che circolano sui social network per ripubblicarli a propria volta;
Cambiare la propria immagine profilo in segno di sostegno ad una causa;
Condividere sul proprio profilo video o immagini di denuncia sociale.
Slacktivism a parte, il fatto che un'immagine finta generata da un'Intelligenza Artificiale Generativa su un dramma reale sia diventata più virale di una fotografia penso debba farci riflettere. Perché potrebbe cambiare molte cose.
Per esempio, quando un giornale dovrà fare un pezzo su un tema di attualità, chi chiamerà? Un Photo Reporter che può realizzare fotografie reali ma meno virali e più costose o un Prompt Designer che in poco tempo può generare immagini con l'IA?
Cosa conterà di più per noi? Il fatto che un'immagine sia reale o che sia virale?
Un domani una fotografia generata dall'IA potrebbe vincere un premio come il World Press Photo?
Qual è il senso di un'immagine? Quello che rappresenta (come ad esempio un ideale) o quello che riproduce (come ad esempio una scena di guerra)?
Il modo migliore per bypassare i filtri di algoritmi di Social Media come Instagram sarà far generare immagini da altri algoritmi?
Se l'immagine «All Eyes on Rafah» fosse stata fatta veramente, con reali tende di profughi e scattata con una macchina fotografica, avrebbe avuto lo stesso impatto? Oppure ha avuto questa viralità più per il mezzo con cui è stata fatta (l'IA) che per il fine per cui è stata fatta?
Cose interessanti che ho trovato o scritto online e offline.
/ Su Intelligenza Artificiale Generativa:
Salvini e la Lega sono ormai così disperati che non mi sorprende che utilizzino l'Intelligenza Artificiale Generativa per dare immagine ai loro spauracchi populisti. Però penso che dei limiti dovrebbero esserci. [Linkedin]
L'IA ci ruberà il lavoro? Non se lavoriamo come Rick Rubin. [Linkedin]
Da zero a secondo posto in un anno: evitiamo un'altra adozione di massa senza una formazione di massa. [Linkedin]
Sapevo che sarebbe arrivato. Ma ne abbiamo veramente bisogno? Anche no. Il rischio di fare innovazione che si può fare ma che non serve fare. [Linkedin]
Un'idea che condivido sempre quando parlo di Intelligenza Artificiale Generativa: Una nuova tecnologia richiede una nuova mentalità. [Linkedin]
Mariana Mazzucato sull'impatto ambientale di ChatGPT. [Link]
Se ti interessa il tema Intelligenza Artificiale Generativa, qui trovi il mio corso “Prompt Design” (Fino al 30 Giugno puoi iscriverti in early bird con il 40% utilizzando il codice "SUMMER"). Mentre qui puoi iscriverti alla newsletter gratuita dove ogni lunedì condividiamo le principali notizie dal mondo AI.
/ Su altre cose interessanti:
Mentre ero a Creta per un lavoro ho avuto l'occasione di visitare il sito archeologico di Cnosso, dove il Palazzo, già in precedenza scoperto da Minos Kalokairinos, fu poi portato alla luce dall'archeologo britannico Arthur Evans il quale, per dare ai visitatori un'idea più completa del sito, decise di ricostruirne alcune parti con ampie colate di cemento armato. [Link]
Settimana scorsa ho letto «Maniac» di Benjamín Labatut di cui avevo già apprezzato «Quando abbiamo smesso di capire il mondo». Il libro racconta la vita del fisico e matematico John von Neumann intrecciandola con quella di altri fisici ungheresi del suo tempo come Leó Szilárd, Theodore von Kármán, Eugene Wigner, ed Edward Teller il padre della bomba all'idrogeno. Tutti personaggi con un intelletto e una capacità di immaginare l'inimmaginabile talmente elevata che quando chiesero a Enrico Fermi se gli extraterrestri esistessero avvero, lui rispose: «Certo che esistono, e sono già fra noi, solo che si fanno chiamare ungheresi» [Link]
Questa settimana invece ho letto «How to Do Nothing» di Jenny Odell, un libro che prova a dare delle soluzioni per resistere all'economia dell'attenzione per concentrarci di più sulla nostra vita e su quello che la rende migliore. Consigliato, soprattutto per il tema, anche se a mio avviso contiene troppe citazioni e troppe storie personali che appesantiscono la lettura. [Link]
Su DisneyPlus ti consiglio la serie «Camden», in particolare la seconda puntata sull'ascesa di gruppi come i The Clash, gli Oasis e i Libertines e su come il quartiere di Londra abbia influiti su di loro. [Link]
Una raccolta di interviste a centinaia di creativi da diversi settori (cinema, architettura, film...). [Link]
Il Grand Palais ristrutturato. Una meraviglia. [Link]
Muro Filosofico
«No Wi-Fi Zone parlate tra voi che le parole sono importanti»
- sui muri di Milano
Jürgen Habermas, noto per la sua teoria dell'agire comunicativo, potrebbe vedere in 'No Wi-Fi Zone parlate tra voi che le parole sono importanti' una critica alla crescente digitalizzazione della comunicazione. Per Habermas, l'agire comunicativo richiede un'interazione faccia a faccia in cui le persone si impegnano in un dialogo razionale e critico. La frase sottolinea l'importanza del discorso diretto e dell'ascolto attivo, che sono fondamentali per raggiungere la comprensione reciproca e per partecipare democraticamente alla società."
Mentre Marshall McLuhan, con la sua famosa frase 'il mezzo è il messaggio', potrebbe interpretare 'No Wi-Fi Zone parlate tra voi che le parole sono importanti' come una riflessione sulla natura dei mezzi di comunicazione. McLuhan sosteneva che ogni mezzo influisce sul modo in cui percepiamo e comprendiamo l'informazione. Questa frase può essere vista come un'esortazione a valutare criticamente l'impatto dei mezzi digitali sulla nostra capacità di comunicare in modo significativo e profondo, enfatizzando l'importanza della conversazione diretta e personale rispetto alle interazioni mediate dalla tecnologia.