Buongiorno!
La newsletter di oggi è dedicata al «Foomscrolling», nella cui accezione opposta al «Doomscrolling» si racchiude la nostra propensione a vedere la vita come una continua scoperta alla ricerca di qualcosa di nuovo da imparare (il «Foomscrolling»), oppure come una morbosa tendenza a far scorrere lo schermo del nostro smartphone per cercare informazioni sulle tanti catastrofi e sventure che capitano nel mondo (il «Doomscrolling»).
Personalmente sto dalla parte del «Foomscrolling», ma mi sento in minoranza, visto il continuo aumento, soprattutto sui Social, di contenuti negativi che rinforzano il nostro senso di precarietà emotiva e fisica.
Doom e Foom Scrolling a parte, oggi parliamo anche di come possiamo imparare dall'IA a migliorarci di continuo e dell'impatto di questa tecnologia sui nostri salari (spoiler +25%), dell'affluenza, o meglio della non-affluenza, alle elezioni europee, della cattiva maestra di Karl Popper, dei danni di Smartphone e Social sui bambini e di cinque cose che potremmo fare se solo smettessimo di partecipare a riunioni inutili.
Buona lettura!
Jacopo
PS: La newsletter di oggi è sponsorizzata da SAP che organizza l'evento SAP Concur Day dove potrai scoprire i vantaggi delle ultime tecnologie, come l'intelligenza artificiale.
Corrente #107: Foomscrolling.
Secondo l'autore del podcast «Behind The Bastards», c’è un motivo per cui su History Channel, così come sul canale di National Geographic, ci sono decine di documentari su Adolf Hitler o il nazismo ma nessuno, o quasi, su Dwight D. Eisenhower, Winston Churchill o sulla Resistenza. I cattivi (e le cattive) sono eternamente affascinanti perché il male suscita sempre una certa attrazione.
Da cui fenomeni tipici della nostra epoca come il «Doomscrolling», ovvero la tendenza patologica a far scorrere (scrolling) lo schermo del nostro smartphone o del nostro computer per cercare informazioni sulle tante catastrofi e sventure (dooms) che capitano nel mondo. Una patologia che a livello mondiale è aumentata soprattutto a seguito della pandemia da Covid e che, secondo la psicologa Elisa Morrone, è legata al nostro senso di precarietà emotiva e fisica.
Come si legge su Treccani.it infatti, quando facciamo Doomscrolling «rinforziamo la sensazione di angoscia correlata al bisogno di controllo su cose che, in ogni caso, non potremmo controllare, come accadimenti pericolosi per noi e per i nostri cari». Tutto ciò «può, nel caso di problemi psicologici severi, causarne un peggioramento con manifestazioni di calo del tono dell’umore e un aumento di ansia e disturbi del sonno». Tanto più che gli algoritmi che governano il web e i social moltiplicano gli stimoli: ripropongono «le notizie su cui ci soffermiamo maggiormente», così, «se tendiamo a cercarne ossessivamente di negative…, ci proporrà sempre più spesso quelle cattive».
Al «Doomscrolling» si aggiungono poi altre tendenze simili ma meno virtuali come il «Dark tourism», forma di turismo legato a luoghi di sofferenza, dove si sono verificati disastri o crimini. Oppure, sempre per rimanere in ambito turismo, i viaggi verso luoghi che potrebbero presto scomparire, come ghiacciai prossimi allo scioglimento o barriere coralline all'ultimo stadio.
Una sorta di versione ottimistica e propositiva del «Doomscrolling» che utilizza la tecnologia non come mezzo per enfatizzare le nostre ansie ma, al contrario, come strumento per stimolare la nostra creatività e continuare ad imparare nuove cose.
Negli ultimi anni però, sta emergendo anche un fenomeno per certi versi opposto ma complementare al «Doomscrolling», ovvero il «Foomscrolling» che in un articolo su The Atlantic, il giornalista Ross Andersen definisce come l'atto di scorrere in modo intenso e continuativo i contenuti digitali, guidati però da una curiosità insaziabile e da un desiderio di scoperta e apprendimento costante.
Una sorta di versione ottimistica e propositiva del «Doomscrolling» che utilizza la tecnologia non come mezzo per enfatizzare le nostre ansie ma, al contrario, come strumento per stimolare la nostra creatività e continuare ad imparare nuove cose. Una sorta di «esplosione» di contenuti che ha però una valenza positiva perché permetterà di evolverci e progredire.
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Cose interessanti che ho trovato o scritto online e offline.
/ Su Intelligenza Artificiale Generativa:
Una cosa che possiamo imparare dall'AI: il K-AI-ZEN. [Linkedin]
La nuova funzione “Personalization” di Midjourney. [Linkedin]
L'Intelligenza Artificiale Generativa permetterà di lavorare meno e meglio. Aumenterà la nostra produttività. Ma chi ne beneficerà? Solo le aziende o anche i dipendenti? [Linkedin]
In vista delle elezioni USA, qualche tool per scovare notizie false. [Link]
Se i personaggi dei cartoni fossero veri. L'IA li immaginerebbe così. [Link]
Una giornalista ha testato l'IA come Trip Planner. Qui le sue considerazioni. [Link]
Un approfondimento sull'utilizzo della Generative AI nel Private Equity. [Link]
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/ Su altre cose interessanti:
Le elezioni europee in sei grafici, tra cui il drammatico calo di affluenza. Soprattutto al Sud. [Link]
Questa settimana ho riletto (dopo vent'anni) «Cattiva Maestra Televisione» di Karl Popper, un saggio che ho trovato ancora molto attuale. Soprattutto se vediamo negli Smartphone e nei Social Media la nuova cattiva maestra dell'epoca contemporanea. [Link]
A proposito di danni da Smartphone e Social Media, secondo Martin Paulus del Laureate Institute for Brain Research, nei bambini che passano molto tempo sui media digitali, si verifica un disallineamento delle aree del cervello, per cui la parte posteriore che elabora le informazioni visive è più sviluppata, mentre l'area frontale, detta Corteccia prefrontale ventromediale, che serve per elaborare i giudizi su noi stessi e su gli altri è meno sviluppata. [Linkedin]
Cinque cose che potremmo fare se solo smettessimo di partecipare a riunioni inutili. [Linkedin]
Una app per segnarsi libri da leggere e film da vedere. [Link]
Indovina lo show Netflix. [Link]
Muro Filosofico
«Pleasure is life»
- sui muri di Milano
Una frase che fa subito pensare a Epicuro che, con la sua filosofia incentrata sulla ricerca del piacere e dell'atarassia, potrebbe vedere in 'Pleasure is life' un'affermazione del suo insegnamento. Per Epicuro, il piacere, inteso come assenza di turbamento (atarassia) e dolore fisico (aponia), è l'obiettivo supremo della vita. Questa frase può essere interpretata come un'esortazione a vivere in modo tale da massimizzare il piacere e minimizzare il dolore, trovando così la felicità.
Ancora più pragmatica potrebbe essere la visione di John Stuart Mill che, nel suo utilitarismo, potrebbe considerare 'Il piacere è vita' come un principio guida per una vita etica. Mill sostiene che le azioni sono giuste nella misura in cui tendono a promuovere la felicità e sbagliate se tendono a produrre l'opposto della felicità. In questo contesto, la frase sottolinea l'importanza del piacere e della felicità come indicatori chiave della qualità della vita.