Buongiorno!
«What a drag it is getting old», che fatica invecchiare, cantavano nel 1966 i Rolling Stones che a ottantun anni fanno ancora album in studio e concerti dal vivo.
Mick Jagger in particolare sembra aver trovato la chiave per non invecchiare mai. E non è il solo. Sono sempre di più infatti le persone, spesso ricche e famose, che stanno provando di tutto per bloccare l’invecchiamento, se non addirittura invertirne il processo. Come il miliardario Bryan Johnson, di cui trovi la storia nella Corrente di oggi.
L’invecchiamento però spesso si basa su un’idea quantitativa quando invece è tutta una questione qualitativa. Non conta quanti anni abbiamo ma come ci sentiamo.
Come disse la regista belga, Agnès Varda, There is only one age: alive. Esiste solo un’età, sentirsi vivi. Concordo. Gli anni che abbiamo sono solo un concetto anagrafico, temporale, quello che conta è sentirsi vivi. Se abbiamo la vita che scorre nelle nostre vene possiamo essere giovani anche a novant’anni. Se non l’abbiamo, a sedici anni siamo già vecchi.
Buona lettura!
Jacopo
Corrente #108: Life Hacks.
Bryan Johnson è un ricco imprenditore americano di 46 anni che nella sua vita, dopo aver militato come missionario mormone, ha accumulato centinaia di milioni di euro fondando aziende che ha poi rivenduto a grandi Corporation del calibro di PayPal.
Nel 2021 lancia il suo ultimo progetto, quello che lo renderà non solo ancora più ricco ma anche famoso in tutto il mondo. Un progetto in cui Johnson crede molto e che punta a sconfiggere una “malattia” che, prima o poi, tocca a tutti: l'invecchiamento.
Il progetto si chiama «Project Blueprint» e, attraverso una serie di pratiche che includono la restrizione calorica e il digiuno intermittente, integratori e farmaci vari, un rigido programma di sonno e frequenti test diagnostici, promette di allungare la vita media dei propri pazienti.
Johnson stesso si è sottoposto a tantissimi trattamenti e ogni anno spende milioni di dollari per ridurre la sua età biologica e allungare la sua vita, diventando così il leader dell’emblematico movimento «Don't die» nel cui manifesto si legge: «Siamo in guerra con la morte e le sue cause. Stiamo costruendo verso un orizzonte infinito. Stiamo combattendo per la libertà di esistere finché si vuole. Perché? Perché abbiamo cose da fare domani. E anche il domani di domani. Fino a quando non vorremo più il domani.»
Per quanto estrema, la storia di Bryan Johnson è espressione di un fenomeno, sempre più diffuso che vede la vita in particolare e il tempo in generale come qualcosa di controllabile e hackerabile. Tanto che su Internet e sui Social Media abbondano guru e Influencer che non perdono occasione per condividere con le proprie community «Life Hacks» intesi come tecniche di miglioramento della nostra vita e della nostra salute fisica e mentale.
Secondo il New Yorker, stiamo addirittura sviluppando una sorta di dipendenza da tutti quei consigli, più o meno fondati, su come essere più felici, come ottimizzare il nostro tempo o come, appunto, vivere più a lungo. Da «Dieci consigli per...» a «Chiedi a...», fino alle colonne di consigli che popolano i Magazine americani fin dai tempi di Martin Luther King che già nel 1957 scriveva una sua lista di «Advice for Living».
Su Internet e sui Social Media abbondano guru e Influencer che non perdono occasione per condividere con le proprie community «Life Hacks» intesi come tecniche di miglioramento della nostra vita e della nostra salute fisica e mentale.
Quest'abbondanza di consigli s’intreccia poi con un altro fenomeno che, per analogia, potremmo definire «Knowledge Hacks», ovvero tutti quei servizi, quegli articoli o quelle app che propongono pillole di conoscenza per darci l'illusione di conoscere senza fare lo sforzo di apprendere.
App come Blinkist che permette di leggere riassunti di migliaia di saggi. Oppure siti come Deepstash che propone sintesi di concetti filosofici, manageriali o di marketing. Diamo le nostre preferenze, condividiamo la materia su cui vorremmo essere più preparati, e un algoritmo sceglie per noi una serie di contenuti. In pratica una sorta di versione 2.0 del bigino che usavamo al liceo per studiare mattoni di greco, latino o italiano.
Sono servizi utili che ci permettono di esplorare nuovi ambiti formativi e stimolare la nostra curiosità. A patto però di vederli come dei punti di partenza da cui cominciare un percorso di formazione, e non come il punto di arrivo di una conoscenza che rischia così di essere sempre più superficiale.
Cose interessanti che ho trovato o scritto online e offline.
/ Su Intelligenza Artificiale Generativa:
Cosa rende difficile se non impossibile l’innovazione in azienda? La mancanza di budget? La mancanza di tempo? La mancanza di persone? No. La ragione è un'altra: i processi. [Linkedin]
Pronti per correre su Marte, ma ancora persi tra le vie di una città. Dopo SORA, KLING e LUMA. È il momento di Runway Gen-3. [Linkedin]
E anche il Papa, al G7 a Borgo Egnazia, ha parlato di IA definendola uno strumento affascinante e tremendo. Questi sono tre spunti dal suo intervento che penso possano farci pensare. [Linkedin]
AiSteve, il candidato virtuale che sta correndo per il parlamento inglese. [Link]
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Un archivio che raccoglie computer comparsi in serie e film. [Link]
Sempre sul tema serie e film... qui puoi testare la tua cultura in termini di serie e provare (non facile) ad indovinare da quale serie sono presi dieci frame. [Link]
O la tua cultura musicale indovinando un brano ascoltando solo uno strumento. [Link]
9 consigli per iniziare al meglio la giornata. [Link]
E anche qualche consiglio per svegliarsi con più energia. [Link]
Una collezione di app che prevedono un solo pagamento una sola volta per superare la fatica delle sottoscrizioni infinite. [Link]
E anche una collezione di suoni di uccellini. [Link]
E infine, leggi storie a caso. [Link]
Muro Filosofico
«Lasciate invecchiare le donne»
- sui muri di Milano
Di fronte a questa frase penso sia impossibile non pensare a Simone de Beauvoir che potrebbe interpretare 'Lasciate invecchiare le donne' come una critica alla percezione sociale della femminilità e dell'invecchiamento. De Beauvoir sostiene infatti che le donne sono spesso valutate in base alla loro giovinezza e bellezza, riducendo il loro valore a mere qualità estetiche. Questa frase potrebbe dunque essere vista come un invito a riconoscere e rispettare l'esperienza e la saggezza che accompagnano l'invecchiamento, sfidando le norme sociali ed estetiche contemporanee.
Pensiero simile potrebbe essere quello di Judith Butler che, con il suo lavoro sulla performatività di genere, potrebbe vedere in 'Lasciate invecchiare le donne' una sfida ai costrutti sociali e culturali che definiscono cosa significa essere una donna, in particolare in relazione all'età. Butler sostiene che il genere è un'azione performata, soggetta a norme sociali. Questa frase invita a una maggiore accettazione della diversità e del cambiamento nell'esperienza femminile, inclusa la fase dell'invecchiamento.