Buongiorno!
Secondo un recente studio, il nuovo modello di ChatGPT, o1, ha raggiunto un Quoziente di Intelligenza di 120, maggiore del 91% degli esseri umani.
Ovvero, a quanto pare è rimasto solo il 9% dell'umanità con un QI maggiore di ChatGPT, un'Intelligenza Artificiale che ha solo pochi anni e progredisce con una velocità mai vista prima.
Il ché ci fa pensare che nel giro di qualche "migliaia di giorni" (come dice Sam Altman) l'IA sarà tecnicamente più intelligente di qualsiasi essere umano.
E dunque che fare? Forse conviene puntare su altri quozienti, tipo:
Quoziente di Adattabilità (AQ): Valuta la capacità di adattarsi ai cambiamenti, particolarmente rilevante in un'epoca di innovazione tecnologica continua e imprevedibilità.
Quoziente Sociale (SQ): Misura l'abilità di interagire efficacemente con gli altri, includendo competenze come empatia, comunicazione e risoluzione dei conflitti.
Quoziente di Resilienza o Adversità (AQ): Rappresenta la capacità di affrontare e superare le difficoltà, mantenendo una mentalità positiva anche nei momenti di stress.
Quoziente Emotivo (EQ): Misura la capacità di gestire le emozioni proprie e altrui, fondamentale per il successo nelle relazioni interpersonali e nel lavoro di squadra.
Quoziente di Creatività (CrQ): Misura la capacità di generare idee originali e soluzioni innovative, fondamentale per risolvere problemi complessi in modo unico.
Quoziente di Azione (AQ): Definito dal CEO di Microsoft AI, Mustafa Suleyman, come la capacità di dare forma a idee e progetti.
Buona lettura!
Sono Jacopo Perfetti, mi occupo di robot in grado di scrivere e scrivo cose che i robot non sanno (ancora) scrivere.
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Tutti i testi e le immagini che trovi in questa newsletter sono pensati e curati da me, ma generati da un'Intelligenza Artificiale Generativa.
/ Futuro: Intelligenza Artificiale Generativa
😎 Questa settimana ho fatto un esperimento in cui ho chiesto a ChatGPT e Claude di ideare delle frasi e delle immagini per parlare di temi di attualità, che ho poi fatto realizzare graficamente da Midjourney. Risultato: 10 concept e visual generati in 15 minuti. Alcuni sono più scontati, come "On the peace’s edge", altri invece sono più ricercati, come "Shooting Stars", ma nel suo insieme il risultato, tenendo conto delle premesse (15 minuti per Art e Copy, fatto da una macchina...), lo trovo sempre più interessante. [Linkedin]
👾 Altro esperimento, "Orbital Smash" è un videogioco Arcade che ha ideato ChatGPT combinando elementi di "Breakout" e "Asteroids" e che ho poi fatto sviluppare a Claude in una versione grezza ed essenziale, ma con tutte le funzioni ideate da ChatGPT, del gioco. Sono passato da zero a un piccolo prototipo funzionante in meno di cinque minuti. Penso che uno dei principali utilizzi dell'Intelligenza Artificiale Generativa sia proprio questo: esplorare idee, progetti o intuizioni in pochi minuti così da poterne valutare concretamente la validità. [Linkedin]
🐺 Quanto tempo, quanti soldi, quante persone servono per fare un trailer di una versione cinematografica del film «Princess Mononoke» di Miyazaki? Fino a qualche mese fa: Tanti. Tanto tempo, tante persone e tanti soldi. Oggi, grazie all'intelligenza Artificiale Generativa: Uno. Una persona, un giorno e 745 dollari (che sarebbero potuti essere 100, se l'autore avesse usato Runway al posto di Kling). [Linkedin]
💰 La lettera di Sam Altman, CEO di OpenAI, prevede un futuro prospero grazie all'Intelligenza Artificiale, ma solleva interrogativi cruciali sulla distribuzione di questa ricchezza. Se la prosperità derivante dall'IA sarà distribuita equamente, tutti potranno beneficiare di migliori condizioni di lavoro e minori ore lavorative. Se invece questa ricchezza rimarrà concentrata nelle mani di pochi, ci sarà il rischio di disoccupazione e disuguaglianze sociali crescenti. La questione centrale è quindi chi trarrà vantaggio dall’innovazione tecnologica: pochi privilegiati o l’intera collettività? [Linkedin]
🎨 Qui i codici SREF per Midjourney condivisi settimana scorsa. [Linkedin]
🏅John J. Hopfield e Geoffrey E. Hinton, due dei "padri dell'IA", hanno vinto il Premio Nobel per la Fisica 2024, una scelta che ha suscitato controversie poiché il loro contributo è tradizionalmente legato all'intelligenza artificiale, non alla fisica. Tuttavia, la giuria ha giustificato la decisione sottolineando l'uso delle reti neurali in settori come la fisica delle particelle e l'astrofisica. Hopfield ha sviluppato nel 1982 la rete che porta il suo nome, mentre Hinton ha creato la "macchina di Boltzmann" tra il 1983 e il 1985, strumenti che hanno gettato le basi per l'IA moderna. [Link]
💸 OpenAI ha annunciato di aver completato un round di finanziamento da 6,6 miliardi di dollari, il più grande mai realizzato nel venture capital, che porta la valutazione dell'azienda a 157 miliardi di dollari. Questo segna una transizione verso una struttura for-profit, con investitori come Microsoft, Nvidia e Thrive Capital. Nonostante la crescita, ci sono state tensioni interne legate alla velocità di sviluppo e alla sicurezza, che hanno portato all'uscita di figure chiave come il CTO Mira Murati. OpenAI rassicura che il finanziamento sarà utilizzato per rafforzare la ricerca e lo sviluppo. [Link]
📱 TikTok ha lanciato Smart+, uno strumento automatizzato basato su IA per ottimizzare le campagne pubblicitarie. Utilizzando il modello Symphony AI, Smart+ consente agli inserzionisti di caricare asset, budget e obiettivi di targeting, lasciando all'IA il compito di selezionare il pubblico e gli annunci migliori per massimizzare le conversioni. TikTok ha riportato un incremento del 52% nel ritorno sulla spesa pubblicitaria (ROAS) per chi ha utilizzato lo strumento. Rispetto ad alternative come Meta Advantage+ e Google Performance Max, Smart+ offre maggiore flessibilità, ma restano dubbi sui rischi di affidarsi completamente all'IA senza contestualizzazione. [Link]
🤖 Christopher Penn, co-fondatore e Chief Data Scientist di TrustInsights.ai, ha evidenziato i limiti degli AI detectors in un post su LinkedIn. Testando la Dichiarazione d'Indipendenza americana su ZeroGPT, l'algoritmo ha indicato un 97% di probabilità che fosse generata dall'IA. Questo perché i detector si basano su metriche come "perplexity" e "burstiness", e testi storici precisi e prevedibili possono essere erroneamente etichettati come creati da IA. [Linkedin]
🤦 12 volte in cui l'AI non è stata usata bene. [Link]
📽️ Una raccolta di cortometraggi sulla bellezza di esseri umani. [Link]
/ Presente: Fenomeni dell’epoca corrente
Stinge Watching
(v.) Termine che descrive la pratica di guardare una serie TV con parsimonia, distribuendo gli episodi su un arco temporale più lungo, generalmente diverse settimane, anziché esaurire un’intera stagione in poche ore. In contrasto con il Binge Watching, lo Stinge Watching riflette un desiderio di decelerazione e apprezzamento della narrazione, permettendo di godere con più calma e più attenzione dei contenuti.
Nell’agosto del 2013, Kevin Spacey salì sul palco dell’Edinburgh International Television Festival per lanciare una sfida all’industria televisiva tradizionale. L’attore, fresco del successo di House of Cards, la serie originale di Netflix, proclamò: «Abbiamo dimostrato di aver imparato la lezione che l’industria musicale non ha capito. Date alle persone ciò che vogliono, quando lo vogliono, nella forma in cui lo vogliono, a un prezzo ragionevole - e più probabilmente lo pagheranno invece di rubarlo.»
Spacey stava descrivendo l’alba dell’era del Binge Watching, la pratica di divorare intere stagioni di serie TV in maratone che durano ore, se non giorni. Netflix aveva appena rilasciato tutti gli episodi di House of Cards in una volta sola, sfidando il modello tradizionale di programmazione settimanale e cambiando per sempre le abitudini di visione del pubblico.
Ma come spesso accade, ogni rivoluzione porta con sé una contro-rivoluzione. E così, circa un decennio dopo, ci troviamo di fronte a un nuovo fenomeno che sfida il dogma del Binge Watching: lo Stinge Watching, termine che gioca con la parola inglese “stingy” (avaro, parsimonioso), e descrive l’idea di distribuire la visione di una serie TV su un arco temporale più lungo, generalmente diverse settimane. È un approccio che si pone in netto contrasto con la frenesia del Binge Watching, proponendo un ritorno a un ritmo più lento e meditativo.
Questa nuova tendenza non è solo un cambiamento nelle abitudini di visione, ma riflette un più ampio desiderio di decelerazione in una società sempre più frenetica. Gli Stinge Watchers sostengono che questo approccio permette di apprezzare meglio la narrazione, di assaporare ogni episodio e di creare anticipazione, proprio come accadeva ai tempi della TV tradizionale.
Inoltre, lo Stinge Watching può essere visto come una forma di autodisciplina in un’era di gratificazione istantanea. Resistere alla tentazione di guardare “solo un altro episodio” richiede autocontrollo, una qualità sempre più rara nell’epoca del consumo digitale compulsivo.
Questo fenomeno sta anche influenzando le strategie di rilascio delle piattaforme di streaming. Alcune delle quali, come Apple TV+ e Disney+, hanno iniziato a sperimentare il rilascio settimanale degli episodi, in controtendenza rispetto al modello Netflix. Questa scelta non solo allunga la vita mediatica di una serie, mantenendola nei trend topic per più tempo, ma crea anche un senso di evento condiviso, con gli spettatori che si ritrovano a discutere settimanalmente delle loro teorie e aspettative.
Lo Stinge Watching potrebbe sembrare un passo indietro rispetto alla rivoluzione annunciata da Spacey, ma in realtà rappresenta una nuova forma di consapevolezza nel consumo mediatico. In un mondo dove siamo costantemente bombardati di contenuti, scegliere di rallentare e di gustare una serie TV con calma diventa quasi un atto di ribellione.
Che sia Binge o Stinge, il modo in cui guardiamo la TV continua a evolversi, riflettendo i cambiamenti della nostra società. E forse, parafrasando Spacey, potremmo dire che lo Stinge Watching sta dimostrando che abbiamo imparato una nuova lezione: a volte, meno è più, anche nel consumo di contenuti digitali.
Fonte: The Verge
/ Passato: Muri Filosofici
«La mia non è acidità. È dolcezza andata a male.»
- sui muri di Milano
"La mia non è acidità. È dolcezza andata a male." - una frase che ci fa subito pensare al concetto nietzscheano di "risentimento" e al suo monito per cui «È stolto il far torto». Friedrich Nietzsche vedeva infatti nel risentimento una forza creativa perversa, una trasformazione dell'impotenza in una pseudo-forza morale. In quest'ottica, la nostra frase suggerisce una metamorfosi simile: la dolcezza, forse nata da una genuina bontà o ingenuità, si è corrotta nel tempo, assumendo la maschera dell'acidità. Eppure, c'è qualcosa di più profondo in queste parole, che ci riporta al pensiero di Martha Nussbaum sulle emozioni. Per Nussbaum, le emozioni non sono semplici impulsi irrazionali, ma giudizi di valore complessi sul mondo e sul nostro posto in esso. L'acidità qui descritta non è quindi una semplice sensazione, ma una valutazione del mondo come un luogo che ha deluso le aspettative di dolcezza, un giudizio sul fallimento della bontà di fronte alle asprezze della realtà.
In un'epoca caratterizzata da crescente cinismo e disillusione, questa frase assume una rilevanza particolare. Ci ricorda che spesso ciò che percepiamo come negatività o ostilità negli altri (e in noi stessi) potrebbe essere il risultato di aspettative tradite, di ideali infranti. Come suggeriva Emmanuel Levinas, forse la vera sfida etica del nostro tempo non è tanto mantenere la nostra "dolcezza" intatta, quanto piuttosto trovare il modo di rispondere all'altro, e al mondo, con empatia e apertura, anche quando la nostra dolcezza sembra essersi inacidita.