🏋️♀️ Corrente #115: Wedding Trainer
Se ci siamo cascati con il Tamagotchi, chissà cosa succederà con l'Intelligenza Artificiale...
Buongiorno!
Uno dei temi che più mi affascina dell'Intelligenza Artificiale Generativa è il suo potenziale emotivo. Ovvero la sua capacità di generare nelle persone che la utilizzano un trasporto emotivo. Può sembrare strano (nell'accezione anglosassone di weird) ma non dimentichiamoci che vent'anni fa c'era chi provava empatia e affezione per il Tamagotchi.
Non so se te lo ricordi, ma alla fine degli anni Novanta c'erano persone che si prendevano cura di un piccolo animaletto digitale che se non riceveva le giuste attenzioni moriva.
E quando moriva il suo padrone provava emozioni come tristezza, nostalgia, senso di colpa e depressione. Si dice che alcuni adolescenti si siano addirittura suicidati a casa del Tamagotchi. Un autista in Francia, nel 1998, ha ucciso un ciclista perché mentre guidava si stava prendendo cura del suo Tamagotchi. E in tutto il mondo sono nati cimiteri per sotterrare i propri animaletti digitali, con tanto di funerali e commemorazioni.
E il Tamagotchi era solo un ciondolo che non parlava e aveva uno piccolo schermo pixelato in bianco e nero. Oggi abbiamo robot che parlano, si muovono, capiscono, ragionano e sono in grado, in maniera sintetica ma sempre più credibile, di simulare e interpretare emozioni.
Riusciremo a vederli solo come macchine? Oppure inizieremo a provare emozioni per loro? Se le abbiamo provate per il Tamagotchi, sarà difficile non provarle per l'Intelligenza Artificiale. E infatti...
Buona lettura!
Sono Jacopo Perfetti, mi occupo di robot in grado di scrivere e scrivo cose che i robot non sanno (ancora) scrivere.
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Tutti i testi e le immagini che trovi in questa newsletter sono pensati e curati da me, ma generati da un'Intelligenza Artificiale Generativa.
/ Futuro: Intelligenza Artificiale Generativa
😍 Questo grafico mi ha fatto riflettere: Nel 1930, le coppie si formavano soprattutto in famiglia; negli anni '50 tra amici, ma anche in bar e ristoranti; negli anni '80 attraverso amici e sul lavoro. Dal 2000, Internet diventa il canale principale per gli incontri. Per il futuro quindi, potremmo ipotizzare che l'Intelligenza Artificiale giocherà un ruolo sempre più importante nella scelta del partner, con algoritmi che già oggi influenzano il 60,76% delle coppie incontratesi online. [Guarda il grafico]
🤖 Talvolta mi capita di leggere commenti o post di persone che si limitano a criticare l'IA o a sminuirla, sostenendo che questa tecnologia non è creativa, che quello che produce è di scarsa qualità o che non è neanche lontanamente vicina alle nostre capacità. Penso che questo atteggiamento sia molto pericoloso perché non solo si rischia di perdere un'opportunità, ma si rischia anche di sottostimare una minaccia concreta. L'ultima versione dei Robot Optimus, presentati da Musk pochi giorni fa all'evento "We, Robot", per esempio sono impressionanti. Hanno una padronanza di linguaggio vicina a quella umana, si muovono, interagiscono, comprendono il tono di voce, sanno persino fare cocktail, cantare e ballare. Certo non sono ancora del tutto autonomi, ma la visione è chiara e la tecnologia è sempre più vicina. [Continua a leggere]
🎨 Cinque nuovi codici SREF da usare su Midjourney. [Guarda i codici]
💌 In una lunga lettera, che segue quella di Altman, Dario Amodei, CEO di Anthropic, presenta una visione ottimistica sull'intelligenza artificiale, descrivendo il suo potenziale trasformativo in ambiti come la ricerca scientifica, l'istruzione e la lotta a problemi globali come fame e cambiamento climatico. Amodei ipotizza progressi rapidi nella cura di malattie come il cancro e sottolinea l'importanza di usare l'IA per ridurre le disuguaglianze economiche. Suggerisce, inoltre, una ridefinizione del lavoro con l'introduzione di misure come il reddito universale, per affrontare i cambiamenti nel mercato del lavoro. [Leggi la lettera]
⚙️ OpenAI ha introdotto Swarm, un framework sperimentale open-source progettato per semplificare la creazione e il controllo di sistemi multi-agente AI. Swarm si basa su due elementi principali: agenti, che eseguono istruzioni specifiche, e handoff, che consentono il passaggio di controllo tra agenti. Costruito sull'API ChatCompletions, include funzionalità come chiamate di funzione e variabili di contesto. Disponibile su GitHub, è pensato come risorsa educativa per esplorare la coordinazione di più agenti, con potenziali applicazioni in settori come servizi clienti e assistenza meteo. [Leggi di più]
🧠 Justine Moore esplora il concetto di "esportare il cervello" grazie all'uso di intelligenze artificiali come ChatGPT, che ha utilizzato per registrare pensieri e analizzare interazioni personali e professionali. Moore sottolinea tre ambiti principali: migliorare la comunicazione con gli altri, riflettere su se stessi e ottimizzare l'interazione con le applicazioni. Sebbene ChatGPT non sia il prodotto ideale, Moore evidenzia il potenziale di un'IA personale che possa memorizzare esperienze e offrire consigli personalizzati, suggerendo sviluppi futuri in questo settore. [Leggi l'articolo]
📈 Lo stato dell'AI 2024 di Nathan Benaich. [Apri il report]
🔮 Alcuni ricercatori del MIT hanno sviluppato Future You, un sistema basato su IA che consente agli utenti di conversare con una simulazione del proprio futuro sé, aiutando a rafforzare la "continuità del sé futuro", concetto legato alle decisioni a lungo termine. Utilizzando modelli linguistici, l'IA crea un avatar realistico che fornisce consigli e simula esperienze future. Uno studio iniziale ha mostrato una riduzione dell'ansia nei partecipanti dopo l'interazione con l'IA, favorendo lo sviluppo personale. [Leggi l'articolo]
🎒 Off Topic: È giusto mettere la pubblicità anche nei diari delle scuole elementari? Secondo me no. In questo post trovi una delle tante pubblicità presenti nel diario di scuola (fornito dalla scuola) di mio figlio più piccolo che va in terza elementare. La pubblicità invita mio figlio, come altri migliaia di bambini, a colorare un coccodrillo nella speranza di vincere una cena a base di filetto di canguro.E non è l'unica. [Continua a leggere]
/ Presente: Fenomeni dell’epoca corrente
Wedding Trainer
(n.) Figura professionale che assiste i futuri sposi nella preparazione fisica e mentale in vista del matrimonio, con un focus particolare sull’allenamento e sul miglioramento dell’aspetto estetico. Questo fenomeno riflette la crescente ossessione per la performance e l’apparenza, in cui anche eventi come il matrimonio diventano occasione per raggiungere un ideale di perfezione fisica, alimentato dai social media e dalle aspettative irrealistiche di bellezza.
Nel 2001, il mondo cinematografico fu conquistato da una trentenne inglese un po’ goffa e perennemente a dieta: Bridget Jones. Nel film Il diario di Bridget Jones, la protagonista, interpretata da Renée Zellweger, rappresentava milioni di donne (e uomini) alle prese con le pressioni sociali, l’immagine corporea e la ricerca dell’amore perfetto. Bridget iniziava ogni anno con una lista di buoni propositi, in cima alla quale c’era sempre quello di perdere peso. La sua lotta con la bilancia, le diete yo-yo e i tentativi maldestri di fitness erano fonte di risate, ma anche di profonda identificazione per il pubblico.
Oggi, più di vent’anni dopo, lo spirito di Bridget Jones sembra essere stato sostituito da un approccio molto più strutturato e, per certi versi, estremo. Se Bridget si affidava a improbabili diete fai-da-te e sporadiche sessioni di aerobica davanti alla TV, la sua controparte moderna potrebbe benissimo assumere un Wedding Trainer per prepararsi al grande giorno.
In un’epoca dominata dall’immagine, i personal trainer stanno diventando una sorta di guru del benessere, che, sotto il nome di «Wedding Trainer» preparano fisicamente i futuri sposi. Questo fenomeno, che Bridget Jones probabilmente guarderebbe con un misto di orrore e fascino, mette in luce un aspetto più profondo e potenzialmente problematico della nostra società: il crescente bisogno di avere sempre qualcuno che ci alleni, anche di fronte a eventi che dovrebbero essere celebrazioni di amore e unione, non competizioni di fitness.
L’ascesa dei Wedding Trainer è sintomatica di una società ossessionata dalla performance e dall’apparenza, dove ogni momento della vita, persino quelli più intimi e personali, diventa un’opportunità per mostrarsi al meglio. Questa tendenza è alimentata in gran parte dai social media, che ci bombardano costantemente con immagini di perfezione irreale e irraggiungibile. Se Bridget lottava con le aspettative create dalle riviste patinate, la generazione di oggi deve fare i conti con un flusso infinito di corpi perfetti, matrimoni da favola e vite apparentemente impeccabili su Social Media come Instagram.
Il risultato è una pressione costante per performare, per essere al meglio in ogni aspetto della nostra vita. Non basta più essere felici nel giorno del proprio matrimonio. Ora dobbiamo anche apparire come se fossimo usciti da una rivista di moda. Questa mentalità si estende ben oltre il giorno delle nozze, influenzando il modo in cui affrontiamo ogni aspetto della nostra vita quotidiana.
Il fenomeno dei Wedding Trainer, quindi, è solo la punta dell’iceberg di un problema più ampio: la nostra incapacità di accettarci per ciò che siamo, la costante ricerca di un’idea di perfezione che esiste solo nei filtri di Instagram. Mentre l’attenzione alla salute e al fitness è certamente positiva, c’è il rischio che questa ossessione per l’apparenza esterna possa oscurare il vero significato di momenti importanti della nostra vita.
Mentre i Wedding Trainer possono offrire un supporto pratico a chi desidera sentirsi al meglio nel giorno del proprio matrimonio, è importante riflettere sulle motivazioni più profonde dietro questa tendenza. Forse, invece di cercare la perfezione fisica, dovremmo prendere spunto da Bridget Jones e abbracciare le nostre imperfezioni, concentrandoci su ciò che rende veramente speciale un matrimonio: l’amore, la connessione e la gioia di condividere un momento unico con le persone con cui vogliamo condividerlo. In un mondo ossessionato dall’immagine, forse la vera ribellione sta nell’accettarsi e nell’amarsi per ciò che si è, proprio come alla fine ha fatto Bridget, conquistando il cuore di tutti.
Fonte: DagoSpia
/ Passato: Muri Filosofici
«La vita è come una lezione, se non ci sei non impari»
- sui muri di Rimini
"La vita è come una lezione, se non ci sei non impari" - una frase che porta inevitabilmente a pensare all'esistenzialismo di Jean-Paul Sartre. Per Sartre infatti, l'esistenza precede l'essenza: non nasciamo con un destino predefinito o una natura immutabile, ma siamo ciò che facciamo di noi stessi attraverso le nostre scelte e azioni. In quest'ottica, la vita come "lezione" non è un curriculum prestabilito, ma un processo di auto-creazione continua in cui siamo sia studenti che insegnanti. L'enfasi sul "ci sei" evoca poi il concetto di "presenza" elaborato dal filosofo Gabriel Marcel. Per Marcel, la vera presenza non è semplicemente essere fisicamente in un luogo, ma un impegno totale nell'esperienza vissuta, un'apertura all'altro e al mondo che ci circonda. La vita, vista attraverso questa lente, diventa una serie di opportunità per questo tipo di presenza autentica, ciascuna un potenziale momento di apprendimento e crescita.
In un'epoca dominata dalla distrazione digitale e dalla tendenza a vivere attraverso schermi interposti, questa frase ci ricorda che la conoscenza più profonda non viene dalla mera accumulazione di informazioni, ma dall'esperienza diretta e dall'impegno attivo nel mondo. Come sottolineava Maurice Merleau-Ponty, siamo esseri incarnati, e la nostra comprensione del mondo è inestricabilmente legata alla nostra presenza corporea in esso. Tuttavia, questo imperativo di "esserci" porta con sé una responsabilità. Come avrebbe sottolineato Simone de Beauvoir, la libertà esistenziale di cui godiamo non è solo un privilegio, ma un onere. Scegliere di "esserci", di impegnarci pienamente nelle lezioni che la vita ci offre, significa anche assumerci la responsabilità delle nostre scelte e delle loro conseguenze. In questo senso, la vita non è solo una lezione, ma una continua chiamata all'azione, un invito a creare noi stessi e il nostro mondo attraverso la nostra presenza attiva e consapevole.