Buongiorno!
Settimana scorsa OpenAI ha rilasciato Operator, un assistente in grado di andare su Internet e compiere scelte e azioni al posto nostro, Perplexity ha lanciato il suo assistente, allungando la lista degli assistenti già presenti sul mercato tra cui quello di Claude, di CoPilot e di Google che con il suo Agentspace permette di unire il ragionamento avanzato di Gemini, la ricerca di Google e i propri dati aziendali.
E questo è solo l'inizio.
Nel giro di qualche anno avremo assistenti che potranno fare al posto nostro molte delle attività digitali che oggi facciamo noi. Saranno potenti, accessibili e sempre più evoluti.
Seguendo questa evoluzione, è verosimile pensare che se nel XX secolo abbiamo delegato alla macchina molto del lavoro manuale che un tempo facevamo noi, nel XXI secolo potremmo delegare alla macchina molto del lavoro celebrale che oggi facciamo noi.
Questo ci renderà dipendenti dalla macchina. Avremo bisogno di un algoritmo per fare molte delle attività che oggi facciamo in maniera autonoma.
Ma questo non è il problema. Sono secoli che siamo sempre più dipendenti dalle macchine. Potremmo vivere senza elettricità, Internet, automobili, Smartphone, o computer? Penso di no.
Il problema non è la dipendenza dalla macchina. Ma l'assimilazione con la macchina.
Il problema è che se deleghiamo troppe attività cerebrali a una macchina finiamo anche noi per pensare come una macchina. Finiamo per plasmare e standardizzare il nostro modo di ragionare a quello di un algoritmo.
In sintesi: Diventiamo meno autonomi e più automi.
Per evitare questa possibile degenrazione penso ci siano due vie:
Quella negativa: evitiamo questa tecnologia. Non la utilizziamo. Continuiamo a fare le cose come le abbiamo sempre fatte. Anche se questa decisione potrebbe limitarci molto.
Quella propositiva: adottiamo questa tecnologia. La usiamo per risparmiare tempo. Ma poi impieghiamo il tempo guadagnato per alzare l'asticella della nostra creatività e della nostra produttività. Ci domandiamo: cosa possiamo fare che un tempo non facevamo?
Non ci limitiamo a utilizzare questa tecnologia per fare quello che già facevamo un tempo, ma la usiamo anche per fare qualcosa che prima non potevamo fare.
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PS: Fammi sapere cosa ne pensi lasciando un commento qui.
Sono Jacopo Perfetti, mi occupo di robot in grado di scrivere e scrivo cose che i robot non sanno (ancora) scrivere.
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Le immagini di questa newsletter, così come i testi della sezione “Presente” e “Passato” sono generati con l’IA.
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/ Presente: Fenomeni dell’epoca corrente
😻 Romantasy
(n.) Sottogenere letterario che unisce elementi del fantasy e della narrativa romantica, ponendo al centro della trama le relazioni sentimentali tra i personaggi in ambientazioni fantastiche.
A differenza del paranormal romance, ambientato nel mondo reale con elementi soprannaturali, il romantasy si svolge in universi immaginari ispirati spesso a epoche storiche passate e caratterizzati dalla presenza di magia e creature sovrannaturali. Diventato popolare negli anni 2010 grazie ad autrici come Sarah J. Maas, ha trovato ampia diffusione sui social media, attirando un pubblico prevalentemente femminile e giovane, con tematiche che includono l'empowerment femminile e l'inclusività. Un fenomeno che può uscire dal mero sottogenere letterario per intrecciarsi con trend tipici della nostra epoca, come i fictosessuali, che porta a provare attrazioni romantiche e sessuali per personaggi di fantasia. Non stupisce quindi che l'Hentai sia da sempre il primo in classifica tra i termini più ricercati su PornHub.
🐶 Pet Parent
(n.) Termine che identifica i proprietari di animali domestici che considerano i propri pet come membri della famiglia, spesso al pari di figli.
Questo fenomeno è una delle tante espressioni del vuoto che caratterizza la nostra epoca dove l'assenza, più o meno volontaria, di figli porta a riversare in una determinata categoria di animale sentimenti, cure e attenzioni un tempo di predominio esclusivo dell'essere umano. Con il paradosso, evidenziato anche da altri fenomeni come il Carnismo, per cui se da una parte arriviamo a considerare i cani come figli, dall'altro il consumo di carne è in continuo aumento così come continuano a crescere gli allevamenti intensivi dove ogni giorno vengono barbaramente macellati centinaia di migliaia di animali. Come se taluni animali, solo perché vivono con noi, debbano essere considerati al pari di persone, mentre altri, solo perché sono più distanti da noi, debbano essere considerati al pari di oggetti.
🧑🍼 Platonic Parenting
(n.) Modello di genitorialità alternativa in cui due o più individui scelgono consapevolmente di crescere un figlio insieme senza essere legati da una relazione romantica o sessuale.
Questa forma di co-genitorialità, nota anche come "conscious co-parenting" o "intentional co-parenting", consente di condividere le responsabilità genitoriali, emotive e finanziarie in modo collaborativo, offrendo un'alternativa alle tradizionali famiglie nucleari. I co-genitori possono essere infatti amici di lunga data o partner trovati tramite piattaforme dedicate e le loro scelte sono spesso guidate da una pianificazione attenta che include aspetti legali, educativi e finanziari. Il Platonic Parenting nasce come risposta a cambiamenti sociali e culturali come la diminuzione dei matrimoni, l'aumento dei divorzi e della fertilità assistita così come il desiderio di conciliare la vita familiare con l’indipendenza personale. Arrivando così ad intrecciare un'altra tendenza tipica della nostra epoca: impegnarsi, ma senza impegnarsi troppo.
Nella fotografia come Claude ha interpretato il concetto di Platonic Parenting (poi generato con Midjourney): Questa interpretazione utilizza l'architettura e la botanica come metafora del Platonic Parenting, creando un parallelo tra la coltivazione pianificata di piante in un ambiente controllato e la crescita di un bambino in una struttura familiare non convenzionale ma attentamente progettata. L'uso della serra come ambiente suggerisce sia la trasparenza che la protezione, mentre la divisione degli spazi riflette l'equilibrio tra separazione e connessione che caratterizza il co-parenting platonico.
/ Passato: Muri Filosofici
«Armiamoci di pace»
- sui muri di Milano
Una contraddizione apparente che cela un paradosso profondo. Si può armarsi di pace? La pace è uno stato di disarmo, eppure la storia ci insegna che spesso è stata conquistata con le armi. Clausewitz sosteneva che "la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi", ma cosa accade se proviamo a ribaltare il concetto? Se facciamo della pace una strategia, un atto militante, un impegno che richiede addestramento, disciplina, coraggio?
Gandhi parlava di "ahimsa", la non-violenza come arma dei forti. Martin Luther King vedeva nella resistenza pacifica un'arma più potente di qualsiasi proiettile. Eppure, viviamo in un mondo dove la pace sembra un lusso, un'utopia per anime ingenue, mentre la guerra è l’unico scenario preso sul serio.
"Armiamoci di pace" suona allora come un imperativo filosofico: non una resa passiva, ma una mobilitazione dell'intelletto, della volontà, della responsabilità. La pace non è un'assenza di conflitto, ma un'arte, una costruzione quotidiana. Forse, come diceva Kant, la pace perpetua non è solo un sogno ingenuo, ma una necessità della ragione.