Buongiorno!
Penso che da questa semplice domanda dipenderà molto del nostro futuro: quanto conta che sia reale?
Quanto conta che la persona con cui parliamo quotidianamente sia reale?
Se non conta, una parte delle conversazioni che oggi abbiamo con persone reali un domani le avremo con avatar. Se questo scenario può apparire inverosimile, basta pensare che già oggi la fascia di età 18-24 anni passa diverse ore al giorno a chattare con persone virtuali su piattaforme come Character.ai
Quanto conta che il modello o l’ambientazione di una pubblicità siano reali?
Se non conta, molte pubblicità oggi realizzate con persone e luoghi reali domani saranno create con Intelligenza Artificiale Generativa.
Quanto conta che il medico al quale ci rivolgiamo per una diagnosi sia reale?
Se non conta, molte diagnosi oggi effettuate da medici saranno affidate ad algoritmi.
Quanto conta che lo psicologo o il counselor che ci accompagna in un percorso personale sia reale?
Se non conta, presto ci affideremo ad Intelligenze Artificiali Generative capaci di comprensione ed empatia simili a quelle umane. Improbabile, anche qui basta pensare che già oggi sistemi come Sesame già oggi mostrano capacità di espressione indistinguibili da quelle di una persona.
Quanto conta che il collega o il dipendente con cui lavoriamo ogni giorno sia reale?
Se non conta, una quota crescente dei ruoli oggi svolti da esseri umani sarà presto gestita da "Agent" virtuali.
Più in generale dunque, cosa conterà un domani? Chi o cosa svolge una determinata attività, oppure solo la qualità del risultato finale?
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PS: Fammi sapere cosa ne pensi lasciando un commento qui.
Sono Jacopo Perfetti, mi occupo di robot in grado di scrivere e scrivo cose che i robot non sanno (ancora) scrivere.
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Le immagini di questa newsletter, così come i testi della sezione “Presente” e “Passato” sono generati con l’IA. I post della sezione “Futuro” invece li ho scritti io e li puoi leggere su Linkedin, anche se non hai un account Linkedin, basta che clicchi sulla X in alto a destra del pop-up.
/ Futuro: Intelligenza Artificiale Generativa
Questa settimana mi sono preso una pausa da Linkedin e non ho condiviso nessun post. Un po’ perché qualche giorno di Social Detox fa sempre bene, un po’ perché in Prompt Design siamo sempre a lezione e trovare il tempo per scrivere non è sempre facile, e infatti stavo rischiando di far saltare anche questa newsletter…
Però abbiamo lanciato due corsi che mi fa piacere condividere con te:
⭕️ Abbiamo chiuso le iscrizioni alla classe di Marzo di “Prompt, Chi Parla?” e aperto quelle di Maggio. Trovi tutte le informazioni sulle date e su quello che impareremo in aula qui. Se pensi di partecipare, ancora per qualche settimana, puoi usare il codice “MAGGIO” per avere il 30% di sconto. [Scopri di più]
⭕️ All’interno di MYIA, l’accademia di Intelligenza Artificiale Generativa che abbiamo aperto con FOCUS e Mondadori, abbiamo lanciato un corso su Intelligenza Artificiale Generativa destinato agli studenti e alle studentesse delle Medie e del Liceo. Un progetto cui tenevo molto perché penso sia fondamentale che le nuove generazioni imparino ad utilizzare questa tecnologia al meglio. Puoi usare il codice “Promo25” per avere il 25% di sconto. [Scopri di più]
/ Presente: Fenomeni dell’epoca corrente
🍿 Casual Viewing
(n.) Tendenza che descrive un approccio al consumo di contenuti audiovisivi caratterizzato da una fruizione distratta e passiva, in cui gli spettatori guardano film e serie TV senza prestare particolare attenzione, spesso mentre svolgono altre attività.
Questo fenomeno è stato amplificato dalle piattaforme di streaming, come Netflix, che offrono un catalogo vasto e personalizzato di contenuti facilmente accessibili, progettati per intrattenere senza richiedere un forte coinvolgimento cognitivo. Tipo della nostra epoca, il casual viewing rappresenta un cambiamento nelle abitudini di consumo, privilegiando quantità e comfort rispetto alla qualità e all’attenzione. Vediamo ore di serie mentre facciamo altro, ma non troviamo il tempo per un film da due ore.
💰 Autocapitalism
(n.) Nuova fase del capitalismo caratterizzata dall'automazione diffusa, dall'intelligenza artificiale e dalla robotizzazione, che stanno ridefinendo il rapporto tra lavoro, capitale e produzione.
A differenza delle precedenti fasi del capitalismo, basate sulla forza lavoro umana come elemento essenziale della produzione, l’Autocapitalism si distingue per la sostituzione sistematica dei lavoratori con macchine autonome, eliminando progressivamente la necessità del lavoro umano tradizionale. Questo cambiamento radicale non solo riduce i costi di produzione per le imprese, ma ridefinisce anche la natura della partecipazione economica individuale, spostando il focus dalla vendita della forza lavoro alla necessità di possedere e monetizzare risorse capitalistiche, come proprietà intellettuale, azioni in imprese automatizzate o tecnologie personali. Sebbene questa evoluzione prometta maggiore efficienza e produttività, solleva anche interrogativi sulle disuguaglianze economiche e sulla distribuzione della ricchezza in un sistema sempre più concentrato nelle mani di chi detiene il capitale tecnologico.
🧓 Remote Husband
(n.) Tendenza emergente in cui il marito lavora da remoto in casa mentre la moglie svolge una carriera tradizionale in presenza.
Questo fenomeno riflette un cambiamento nei ruoli familiari e professionali, consentendo alle donne maggiori opportunità di avanzamento nella propria carriera, grazie alla flessibilità lavorativa del partner. Il "Remote Husband" non implica un ritorno ai ruoli domestici tradizionali, ma piuttosto una nuova dinamica in cui la mobilità geografica e la gestione della vita familiare vengono ridefinite a vantaggio di entrambi i partner.
Nella fotografia come Claude ha interpretato il concetto di Casual Viewing (poi generato con Midjourney): Questa fotografia cattura l'essenza del "Casual Viewing" attraverso la stratificazione di luci e schermi, simboleggiando la frammentazione dell'attenzione tipica della nostra epoca. La scelta di scattare durante l'ora blu aggiunge una dimensione temporale sfumata, mentre i diversi dispositivi illuminati raccontano visivamente la nostra relazione distratta con i contenuti multimediali.
/ Passato: Muri Filosofici
«Con te solo scontri.»
- sui muri di Milano
La frase «Con te solo scontri» potrebbe essere letta come un autoritratto relazionale. Non è necessariamente l’altro a essere problematico, ma il nostro modo di entrare nel mondo. Paul Ricoeur, nel suo lavoro sulla dialettica del riconoscimento, ci ricorda che ogni relazione è una tensione tra il riconoscere e l’essere riconosciuti. Se l’incontro con l’altro degenera in scontro, forse è perché non c’è stato un vero riconoscimento, ma solo una proiezione: abbiamo visto nell’altro ciò che volevamo o temevamo, e non ciò che realmente era. E ogni proiezione, quando non trova corrispondenza, diventa conflitto. Il problema, allora, non è l’altro — ma il muro che ci portiamo dentro.