Buongiorno!
In questi giorni ho pensato spesso a questa frase di Steven Spielberg:
«La tecnologia può essere la nostra migliore amica ma può anche essere il più grande guastafeste della nostra vita.»
Ci ho pensato perché questa settimana alcune delle tecnologie che utilizzo (nessun tool AI, principalmente l'hosting su cui mi appoggio per tutti i miei progetti) mi hanno fatto impazzire.
Ed effettivamente è vero, la tecnologia, quando funziona, è un alleato della nostra produttività. Rende tutto più veloce, fluido e semplice. Quando però non funziona rallenta, complica e appesantisce tutto.
Visto che la nostra vita è sempre più dipendente dalla tecnologia, mi sono appuntato quattro regole per gestire i momenti in cui la tecnologia si trasforma in una “guastafeste”.
01. Attesa.
A volte basta attendere e il problema si risolve da solo. Quindi se non abbiamo fretta, niente panico. Attendiamo e, se necessario, comunichiamo che stiamo avendo un problema tecnico.
02. Assistenza.
In questi momenti l'assistenza è una risorsa chiave. Come clienti, scegliamo un servizio anche in base al suo servizio clienti. Avere qualcuno, e non qualcosa, che ci assiste nei momenti critici, è sempre un valore aggiunto. Come fornitori invece, se abbiamo un problema tecnico prepariamoci a rispondere subito ad eventuali richieste di assistenza o di informazioni.
03. Piano B.
Meglio averlo sempre. In caso di problemi con un servizio o una tecnologia, prepariamo in anticipo un'alternativa pronta per essere usata.
04. Soluzioni.
Un problema tecnico stimola la nostra creatività. Ci obbliga a trovare una soluzione. Sfruttiamo questo momento per costruire o trovare un'idea alternativa cui non avevamo pensato. Magari anche solo perché non avevamo bisogno di pensarci.
Buona lettura!
Sono Jacopo Perfetti, mi occupo di robot in grado di scrivere e scrivo cose che i robot non sanno (ancora) scrivere.
Qui puoi iscriverti al mio corso "Prompt, Chi Parla?", usa il codice N30 per avere il 30% di sconto.
Le immagini di questa newsletter, così come i testi della sezione “Presente” e “Passato” sono generati con l’IA. I post della sezione “Futuro” invece li ho scritti io e li puoi leggere su Linkedin, anche se non hai un account Linkedin, basta che clicchi sulla X in alto a destra del pop-up.
/ Futuro: Intelligenza Artificiale Generativa
⭕ Ogni volta che mostro i dati sull'automazione del lavoro, uno di quelli che sorprende di più è il tasso di rischio che i barbieri vengano sostituiti: il 48%. Ovvero, un barbiere su due potrebbe un giorno rimanere a casa perché il suo lavoro lo farà una macchina. Il motivo per cui questo dato stupisce così tanto è che pensiamo che i lavori manuali possano essere fatti solo da noi esseri umani. Ma non è così. Oggi, la rivoluzione più visibile – e di cui si parla di più – è l'Intelligenza Artificiale Generativa. Ma non dimentichiamoci che, parallelamente, c'è un'altra grande rivoluzione che segnerà il nostro futuro: quella della robotica. Se uniamo queste due rivoluzioni, anche molti lavori manuali (parrucchieri, imbianchini, idraulici...) potrebbero essere automatizzati. [Leggi il post]
⭕ L’IA non ruberà il lavoro a noi. Ma potrebbe rubarlo a chi un lavoro ancora non ce l’ha. Secondo Dario Amodei, fondatore di Anthropic (Claude), l’Intelligenza Artificiale potrebbe eliminare fino al 50% dei lavori entry-level da qui a cinque anni. A questa previsione Amodei aggiunge: Un tasso di disoccupazione fino al 20% nei Paesi industrializzati. Una scomparsa massiva di lavori nei settori della tecnologia, finanza, ambito legale e consulenza, in particolare nelle posizioni junior. La sostituzione dei lavori entry-level con sistemi di “agentic AI”, capaci di svolgere compiti da ingegnere di medio livello, addetto al customer service, assistente legale, copywriter. [Leggi il post]
⭕ Finalmente puoi farti fare quanti rework vuoi. La nuova funzione EDIT di KREA permette di fare editing di qualsiasi immagine, anche esterna alla piattaforma, semplicemente scrivendo un prompt. [Guarda il video]
⭕ KLING 2.1 supera VEO 3? No. VEO 3 rimane a mio avviso, ancora il miglior linguaggio di generazione video ad oggi disponibile sul mercato. Tuttavia l'ultima versione di KLING migliora molto il modello cinese soprattutto per quanto riguarda la definizione dell'immagine, i movimenti e la fedeltà rispetto all'immagine di partenza. [Guarda il video]
⭕ KLING 2.1 Base vs Master. L'immagine di partenza, per entrambi i video, è stata generata con Midjourney che, a mio avviso, rimane ancora il miglior linguaggio per generare immagini. Soprattutto per fotografie o visual creativi o sperimentali. [Guarda i video]
/ Presente: Fenomeni dell’epoca corrente
⚪️ Luddite Teens
(n.) Movimento giovanile che rifiuta l’uso pervasivo della tecnologia digitale, in particolare degli smartphone e dei social media, per riscoprire forme di connessione più autentiche e significative con il mondo reale.
I “Luddite Teens” promuovono un approccio critico alla tecnologia, privilegiando strumenti analogici come telefoni (non smart), libri cartacei e incontri di persona. Organizzati in club, come il "Luddite Club", incoraggiano la lettura, l’arte e il dibattito culturale, opponendosi agli effetti negativi della dipendenza digitale, tra cui l’isolamento sociale e la costruzione di identità fittizie online. Il movimento, fondato da Logan Lane, ha suscitato interesse globale ed è considerato una forma di ribellione contro il dominio delle grandi aziende tecnologiche e l’omologazione imposta dagli algoritmi. Il loro slogan, "Don’t be a phoney", riflette il desiderio di autenticità e il rifiuto di un mondo sempre più mediato dagli schermi.
⚪️ Vibecoding
(n.) Creazione di software senza una conoscenza diretta della programmazione, sfruttando l'intelligenza artificiale per tradurre idee e prompt in strumenti digitali funzionanti.
Evoluzione del no-code, il Vibecoding permette di sviluppare soluzioni su misura in modo intuitivo, democratizzando l’accesso alla programmazione. Grazie all’Intelligenza Artificiale Generativa, non è più necessario padroneggiare linguaggi di codice o concetti complessi: basta avere un’idea e una comprensione di base del problema da risolvere, perché l’AI è in grado di colmare le lacune tecniche, rendendo accessibili strumenti e competenze un tempo riservati agli esperti.
⚪️ Poly-capital
(n.) Approccio economico che supera la visione tradizionale basata esclusivamente sul capitale finanziario, integrando forme di valore come capitale naturale, sociale, umano, culturale e spirituale.
Il poli-capitale mira a ridefinire il concetto di successo economico, adottando metriche che considerano il benessere collettivo, la sostenibilità ecologica e la resilienza dei sistemi. Questo modello si oppone alla logica estrattiva del profitto a breve termine, promuovendo un’economia rigenerativa fondata su equilibrio, collaborazione e prosperità condivisa.
Nella fotografia come Claude ha interpretato il concetto di Poly-capital (poi generato con Midjourney): Una fotografia che visualizza l'interconnessione delle diverse forme di capitale in un ecosistema comunitario florido. La composizione è strutturata come una scena di una comunità urbana rigenerata dove elementi di capitale finanziario si intrecciano organicamente con capitale naturale, sociale, culturale e spirituale. Ho scelto di rappresentare queste multiple forme di valore attraverso un'immagine che mostra un gruppo diversificato di persone impegnate in attività collaborative all'interno di uno spazio urbano trasformato, dove la natura si fonde con l'architettura e l'economia locale.
/ Passato: Muri Filosofici
«Senza sì è no»
- sui muri di Palermo
«Senza sì è no» sembra una tautologia, ma rivela l’angoscia del decidere. Søren Kierkegaard, nel Diario di un seduttore, non racconta soltanto una storia d’amore: racconta l’orrore del sì e del no, del tempo che ci chiama a scegliere. Ogni "sì" implica un’esclusione, un taglio. E ogni "no" è un’azione mascherata da inazione. Per Kierkegaard, scegliere è un “salto della fede”: non si decide con la logica, ma con l’esistenza. Così, questa frase paradossale ci ricorda che non possiamo mai sottrarci alla scelta: anche il rifiuto di scegliere è già una scelta.
Per Vladimir Jankélévitch, la moralità autentica nasce dall’istante in cui decidiamo. “Senza sì è no” suona come la registrazione brutale di quell’attimo in cui ogni possibilità alternativa svanisce. Il sì pronunciato — o taciuto — diventa definitivo. Non siamo più liberi di fare tutto, siamo liberi di aver fatto quello. È il tempo dell’irreversibile. La frase allora non parla di semplificazione, ma dell’ineluttabile: nella vita, come nella musica, ci sono momenti che, una volta suonati, non si possono ripetere.
«Senza sì è no» ha il tono aspro della rinuncia, ma anche la forza limpida della resistenza. Simone Weil, riflettendo sulla necessità e sulla libertà, ci insegna che dire “no” non è solo opposizione: è l’atto più puro della libertà umana. In un mondo dove tutto spinge al consenso, dire no può voler dire affermare la propria dignità. Il “sì” è spesso la forma dell’adattamento, dell’obbedienza. Il “no”, al contrario, può essere una forma di amore: verso la verità, verso ciò che si è. Questa scritta ci parla così non della mancanza di affermazione, ma della forza austera di chi sa che non a tutto si può dire di sì.