Buongiorno!
oggi newsletter dedicata al Futuro, il tempo degli innovatori e degli artisti. Come Orson Welles che quando gli chiedevano quale fosse il suo film preferito rispondeva «Il prossimo film che farò, anche se non ho ancora deciso quale sarà.» Oppure Enzo Ferrari il cui modello preferito era sempre quello che ancora non aveva costruito, fino a Picasso che alla domanda su quale fosse il suo periodo preferito, rispondeva sempre: «Il prossimo!».
Questo è lo spirito che ho sempre ammirato e ricercato in un artista e, più in generale, nell'arte. Uno spirito un po' punk, per citare il Muro Filosofico di oggi, che si lascia guidare dalla voglia di sperimentare e creare, più che dalla nostalgia per il passato, e dal desiderio di essere i pre-cursori di qualcosa di nuovo, piuttosto che i post-cursori di qualcosa di vecchio.
Buona lettura!
Jacopo
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Corrente #93: Previval.
Non so tu, ma nel 2023 ho avuto spesso l’impressione di essere tornato negli anni Novanta. Per diverse settimane la app Epik che propone effetti anni Novanta è stata prima in classifica su tutti gli Store. Su My90sTv si possono vedere solo programmi degli anni Novanta. Su Netflix «FRIENDS» è una delle serie più viste. Mentre NowTV propone un’intera raccolta di film e serie intitolata «Nostalgia anni ‘90». Gli Articolo31 sono tornati a suonare insieme e ogni loro concerto è andato Sold-out. La Sony ha lanciato una nuova versione del Walkman. Sempre su Netflix hanno lanciato una serie chiamata «So, 90s». Madonna è tornata ad indossare il bustier creato per lei da Jean-Paul Gaultier negli anni Novanta. E, sempre nel 2023, Ambra Angiolini ha guadagnato il disco d’oro per la canzone «T’appartengo». 30 anni dopo la sua pubblicazione.
Non è una novità dunque che gli anni Novanta siano tornati di moda. Il ché crea delle situazioni al limite del paradosso spazio temporale per chi come me negli anni Novanta ci è cresciuto e adesso vede ragazzi e ragazze uscire dal liceo vestiti come noi ci vestivamo alla loro età.
Maggiore è la velocità del cambiamento e minore è la distanza tra un revival e un altro. In pratica di questo passo un artista potrà cavalcare un’onda, attendere una decina di anni, per poi tornare di moda facendo la stessa identica cosa.
Del resto era inevitabile, è un rapporto inversamente proporzionale: maggiore è la velocità del cambiamento e minore è la distanza tra un revival e un altro. In pratica di questo passo un artista potrà cavalcare un’onda, attendere una decina di anni, per poi tornare di moda facendo la stessa identica cosa. Un po’ come sta succedendo ad artisti decisamente anni Novanta come Vanilla Ice che da qualche anno è in tour con il suo show «I Love The 90’s».
Fino a un punto di collasso che, unendo le parole «Present» e «Revival», potremmo definire «Previval», in cui l’epoca presente diventerà revival di se stessa. In pratica ci auto-citeremo.
Cosa che in parte sta già succedendo con il revival degli anni Novanta. L’ultimo decennio del secolo passato infatti era già di per sé pregno di citazionismo. Pensiamo a un’icona del cinema anni Novanta come Quentin Tarantino. I suoi film sono un magistrale susseguirsi di riferimenti a film del passato. Film che oggi citano lo stile anni Novanta di Tarantino sono dunque una meta-citazione. Una citazione di una citazione.
Nel saggio «La scomparsa dei riti», il filosofo Byung-Chul Han scrive che «oggi al tempo manca una struttura stabile. Non è una casa, bensì un flusso incostante: si riduce a una mera sequenza di presente episodico [che] precipita in avanti. Nulla gli offre un sostegno, e il tempo che precipita in avanti non è abitabile.»
Secondo Han dunque oggi abbiamo sempre meno miti, cose, riti e riferimenti del nostro tempo che possano aiutarci a stabilizzare la nostra vita. E così ci sentiamo persi in una vita consumistica dove passiamo da un bisogno ad un altro nel vano tentativo di riempire con un consumismo sempre più sfrenato un vuoto che è però difficile colmare con prodotti materiali.
All’interno di questo scenario è facile cercare la nostra identità nel passato, più che nel presente. Rifarci a mode, valori e oggetti, il più delle volte idealizzati, che, anche se magari non li abbiamo vissuti direttamente, sentiamo come nostri.
Post-moderni, post-capitalistici, post-industriali, post-ideologici, post-umani, post-pandemico, post-bellico… come se il presente e il futuro fossero sempre e solo una continuazione del passato. Sarebbe interessante invece capovolgere questa prospettiva e lavorare ogni giorno con l’ambizione di essere pre-qualcosa. Di essere l’inizio di qualcosa e non la fine.
Da qui nasce la tendenza a vedere l’evoluzione della storia come una serie di post-qualcosa. Post-moderni, post-capitalistici, post-industriali, post-ideologici, post-umani, post-pandemico, post-bellico… come se il presente e il futuro fossero sempre e solo una continuazione del passato. Sarebbe interessante invece capovolgere questa prospettiva. Lavorare ogni giorno con l’ambizione di essere pre-qualcosa. Di essere l’inizio di qualcosa e non la fine.
In quest’ottica trovo interessante la distinzione che il filosofo sloveno Žižek fa tra le concezioni francesi Futur e Avenir:
Futur significa futuro in senso oggettivo, come un prolungamento cronologico del presente, ovvero qualcosa che accadrà indipendentemente dalla nostra volontà.
Avenir invece, significa futuro in senso soggettivo, come una discontinuità con il presente, ovvero qualcosa che potrebbe avvenire grazie alla nostra volontà di farlo avvenire.
Il Futuro è dunque un post-concetto, la continuazione di qualcosa che già esiste, mentre l’Avvenire può essere un pre-concetto, l’inizio di qualcosa che ancora non c’è e che, magari, un domani diventerà un nuovo revival.
Cose interessanti che ho trovato o scritto online e offline.
/ Su Intelligenza Artificiale Generativa:
Qui parlo di Intelligenza Artificiale Generativa con i ragazzi di «The Breaking Web». [Link]
Un lavoro del futuro: "AI Curator", ovvero un professionista in grado di elaborare concept creativi originali e poi scegliere l'output migliore tra quelli elaborati da strumenti come ChatGPT o Midjourney. [Link]
Quella che vedi in questo post è una copertina dell’Economist del 18 Gennaio 2014, ed è la ragione per cui dieci anni fa mi sono avvicinato al mondo dell’Intelligenza Artificiale. [Link]
Con IA vs Senza IA, quanto tempo possiamo risparmiare? Spoiler: tantissimo. Ogni giorno in Prompt Design sperimentiamo nuovi tool per accelerare il processo creativo e la produzione di contenuti creativi. Questa una stima (secondo la nostra esperienza) del tempo che possiamo risparmiare creando lo stesso contenuto con l'IA. [Link]
OpenAI ha stretto una partnership con l'Arizona State University, che utilizzerà ChatGPT per la creazione di tutor AI personalizzati e di avatar AI per l'aiuto allo studi. [Link]
I chatbot insegneranno ai nostri figli? [Link]
I Golden Kitty Awards 2023. Primo posto, ovviamente, GPT-4. [Link]
Come OpenAI si sta preparando per le elezioni statunitensi dove l'IA avrà un peso notevole. Qualche giorno fa per esempio la voce del presidente Biden è stata clonata e usata per convincere migliaia di cittadini del New Hampshire a non votare. [Link]
Nonostante ChatGPT, Google ha ancora il 92% del mercato dei motori di ricerca. In Italia poi si arriva al 95%. [Link]
L’assistente di Amazon in grado di sintetizzare e riassumere le recensioni degli utenti e i dati dei prodotti per rispondere alle domande. [Link]
Se ti interessa il tema Intelligenza Artificiale Generativa, qui trovi il mio corso “Prompt Design” (ti puoi iscrivere con il 30% di sconto utilizzando il codice N30). Mentre qui puoi iscriverti alla newsletter gratuita dove ogni lunedì condividiamo le principali notizie dal mondo AI.
/ Su altre cose interessanti:
Questa settimana ho finito di leggere «L’altra faccia degli eroi» dello storico Erik Durschmied, un libro che mette bene in luce come l’incapacità manageriale, le mire personali o la burocrazia siano costate, nei secoli, la vita a decine di migliaia di persone e abbiano cambiato la Storia. Come nel caso del Mastro Jonas Urban, ex costruttore di campane che un giorno ha l'intuizione di mettere della polvere da sparo in una delle sue campane trasformandole in un cannone. Entusiasta della scoperta, corre a proporla al sovrano dell’Impero Romano d’Oriente, Costantino XI Dragases, che però non riuscirà mai ad incontrare perché i funzionari di corte bollano la sua invenzione come inutile, neanche degna di essere sottoposta all'imperatore (una cosa simile succederà anche a Marconi molti anni dopo). Senza perdersi d’animo, Mastro Jonas cambia strategia e propone i suoi cannoni al sultano dei Turchi Ottomani, Maometto II che non solo finanzierà la sua idea, ma userà quei cannoni proprio per distruggere le mura di Costantinopoli e conquistarla nel 1453. Chissà cosa sarebbe successo se i politici dell’Impero Romano d’Oriente fossero stati un po’ più lungimiranti e un po’ meno... politici. [Link]
Storie simili le trovi anche sul Podcast, anche questo consigliato, «La Caporetto degli altri» di Guido Damini. [Link]
Consigliata anche la quinta stagione di «Fargo». Ho finito di vederla settimana scorsa, forse la migliore di tutta la serie. [Link]
Quanti animali mangiamo? Tantissimi, soprattutto pollo, ma anche un numero importante di squali. [Link]
A proposito di anni Novanta. Trent’anni fa ci dicevano di non sederci troppo vicino alla televisione, oggi con i Vision Pro della Apple ci mettiamo una televisione davanti agli occhi. [Link]
In America i Settantenni detengono più del 30% della ricchezza. [Link]
Una guida per diventare Solopreneur. [Link]
Muro Filosofico
«Un po’ punk»
- sui muri di Milano
Di fronte a questa frase, come non pensare a Nietzsche quando distingueva tra due tipologie di nichilismo. Un nichilismo passivo, distruttivo, fondato sulla svalutazione, la menzogna e l’ipocrisia. e un nichilismo attivo, una forza violenta di distruzione che supera ogni metafisica e porta gli spiriti liberi verso l’affermazione della volontà di potenza, del dire 'sì' alla vita. È questo il nichilismo che ci trasforma in 'Übermensch', capaci di andare oltre i valori dell’ultimo uomo, di assumere la realtà del nulla, di dire sì al nulla che ci circonda perché sa accettare l’eterno ritorno delle cose. La frase 'Un po' punk' suona come un monito per ricordarci di come nella vita ci voglia sempre un po' di quella forza distruttrice capace di creare il nuovo tipica del Punk.
Della stessa idea potrebbe essere Albert Camus che, con il suo esame dell'assurdo e della ribellione, potrebbe vedere 'Un po' punk' come una manifestazione del rifiuto dell'indifferenza e della ricerca di significato in un mondo assurdo. Per Camus infatti, la ribellione è una risposta naturale all'assurdità dell'esistenza, e il Punk come atteggiamento o stile di vita potrebbe essere interpretato come una forma di ribellione contro il senso di alienazione e vuoto esistenziale.